ADIMIRON: TIMELAPSE
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13/12/2014La progressione degli Adimiron è notevole, da band di melodic death come tante altre a bestia multiforme in questo ultimo 'Timelapse'. I prodromi di quello che ascoltiamo qui dentro si intuivano già dal precedente 'K2', ma era solo una spolverata, ora la cenere dell'eruzione causata dal quarto full lenght della band capitolina ricopre le nostre malandate orecchie con una coltre spessa, una nera fuliggine che si smuove solo con gli urti causati da fiondate quali "The Giant And The Cow" o "The Furnace Creek ", mentre si insinua dentro di noi grazie all'opener "Collateral", strisciante e vibrante esempio di metal moderno non "allineato", per capirci - e se proprio vogliamo fare dei riferimenti - gli ultimi Machine Head, i Meshuggah, gli Scarve ed i Fear Factory dei '90s, sono frullati e serviti su un letto di death soilworkiano - ci si passi il neologismo - ma non troverete pezzi che vi ricordano solamente queste band, la direzione di un'entità astratta quale "The Burning Of Methuselah" è indefibile e proprio per questo degna di nota, come non di meno lo sono "State Of Persistence" - vi ricordate la coltre di cui sopra, ora si fa più spessa - o la conclusiva "Ayahuasca", sconquassante chiosa di un disco dove tutti si esprimono ai massimi livelli. A cominciare dal singer Andrea Spinelli, sempre più a suo agio, dopo alcune incertezze dell'album precedente e sopratutto dal solista Alessandro Castelli, ovvero colui che definisce l'Adimiron sound e lo cesella con assoli fantastici e per finire, ci piace inserire anche la visionaria cover, in cui l'autrice, l'artista statunitense Lindsey Wakefield dà la sua personale interpretazione del contenuto musicale, commentando l'immagine che ne ha generato: "La nostra identità è fatta di esperienze ed emozioni che spesso cerchiamo di descrivere a parole. L’immagine che ho realizzato per il nuovo lavoro degli Adimiron vuole catturare l’identità visiva di certe emozioni, rendendo definibile l’indefinibile". Non abbiamo altre parole...
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