CREAM PIE: Unsigned 2.0
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02/09/2013Con questo moniker da depravati cosa potevano suonare i Cream Pie? Solo street rock dalla più sfrontata attitudine, quello che ti fa pensare che i ragazzi siano di Los Angeles: nomi d'arte, abiti di scena... tutto rigorosamente made in USA, e invece te li ritrovi pugliesi. 'Unsigned 2.0' è la riregistrazione del precedente EP, con un cantante diverso. Rachel ha una voce perfetta per il genere, sporca ed estremamente dotata, con una estensione che evita un cantato sporco, bensì punta decisa sulla melodia, con risultati che possono ricordare quelli di band scandinave come Hardcore Superstar e Backyard Babies. Solo alcune tirate in tonalità troppo alte risultano fastidiose, ma se siete abituati a Vince "Paperino" Neil non avrete grossi problemi a entrare nel variopinto mondo dei Cream Pie. A noi pare azzardata una riproposizione del vecchio materiale, soprattutto in un lasso di tempo così breve. Ad ogni modo, sembra che la band voglia dire che è questo il disco che conta, tra i due 'Unsigned'. Le chitarre sono ispirate, lo si sente già dalla sgargiante "Tiger", anche se non originalissime, ma i cambiamenti che vediamo tra "No Love Remains" e le eruzioni di "Such A Psycho" fanno capire che la band è matura e riesce a destreggiarsi in vari campi, così come la cupa "The Evil Remains" non ce l'aspettavamo affatto. A conti fatti è "Bad Habit" il brano più anonimo, senza gli spunti apprezzati in precedenza, ma ciò non toglie che 'Unsigned 2.0' sia apprezzabile da coloro che vanno ancora a rispolverare di tanto in tanto i vecchi dischi del glam/street degli anni Ottanta.
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