ENDE: Emen Etan
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25/04/2017Avrei dovuto parlare degli Ende ai tempi del bellissimo 'The Rebirth of I', classico disco che non ridefinisce i confini del black metal, ma ci fa capire perché è un genere così amato e emotivamente intenso. L'avevo comprato direttamente dalla band assieme alla maglietta. Mi ero ripromesso di elogiarlo, cosa che poi non è avvenuta ed ora, con l'uscita del suo successore, credo di aver sinteticamente riparato alla piccola ingiustizia. 'Emen Etan' riparte da lì, con copertina molto simile e uno spirito parzialmente diverso. La musica è ancora più rude che in passato, scarnificata e scarnificante, che non prende proprio in considerazione contaminazioni di alcun tipo. L'atmosfera da concilio di stregoneria è da antologia ed è un punto di forza dell'album. E se vi viene da pensare all'associazione "Francia=Deathspell Omega", sappiate che gli Ende mettono subito in chiaro a che tipo di scena preferiscono essere accostati, coverizzando gli storici Vlad Tepes e ospitandone il cantante. Mentre l'esordio 'Whisper Of A Dying Earth' è oramai dimenticato e superato in tutti i suoi aspetti, lo spessore e la quantità di dettagli presenti in 'The Rebirth of I' non sono raggiunti, le canzoni di 'Emen Etan' sembrano uscite di getto e di getto riversate su disco, in pieno spirito raw black metal che non dimentica a volte la melodia ("The Black Hen's Blood"). Voce corrosiva di I.Luciferia, chitarre in primo piano e tanta classica oscurità medievale: il seme sparso dai Satyricon nel 1994 è ancora umido. Non si chiede altro che avere delle certezze da certi gruppi e questo lo è diventato nel giro di un paio di album.
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