FORGJORD: Uhripuu
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06/02/2017Quando si frequentano dei postazzi poco raccomandabili come il forum della Nuclear War Now! si sanno in anticipo certe cose. Lo stesso Valgrinder nel 2015 aveva confermato che le registrazioni di 'Uhripuu' erano concluse da qualche tempo e c'era solo da mettere a punto qualche dettaglio come il booklet. Siamo a marzo 2017 e solo ora vede la luce quell'album. Chissà perché. In ogni caso i Forgjord sono tra i vari gruppi che sembrano più grezzi di quanto lo siano in realtà. Certo, per chi non ha familiarità col black finlandese (dagli Horna in poi, all'incirca) sarà sempre una immane mazzata, sul crinale sempre incerto tra la musica e il percuotere gli strumenti con un martello, ma per chi si spinge oltre (ad esempio fino all'harsh noise) risulterà evidente persino un miglioramento della produzione rispetto al disco del 2012. Il suono delle chitarre infatti ha qualcosa di diverso, magari i Nostri hanno semplicemente cambiato effetto, mentre invece la voce è ancora più sporca e maligna. A dire il vero dei cambiamenti possono trovarsi qua e là, soprattutto nella traccia che dà il titolo all'album con un riff portante che richiama i cugini norvegesi e relega in poche sezioni la melodia tipica del sound finnico. La situazione in seguito si capovolge e torna su sentieri conosciuti, tra composizioni un po' troppo scarne e semplificate ("Kulloeiden Yo") e altre invece che evidenziano una buona capacità di scrittura di brani più strutturati ("Kiviseen Syleilyyn"). E quest'ultima è una caratteristica positiva che potrebbe passare in secondo piano a causa del clima generale che è largamente lo-fi, basti pensare ai tanti momenti in cui il basso esplode distortissimo o agli assoli striduli e di poche essenziali note. 'Uhripuu' non va sottovalutato neanche dal punto di vista dei testi perché possono rivelare spunti di nera poesia non banali. Il cuore nero e maledetto della Finlandia.
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