GOATCRAFT: The Blasphemer
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14/03/2014Sono condivisibili gli assunti da cui parte Lonegoat per la creazione del particolare progetti Goatcraft. Se in origine era il blues e poi il rock la musica del diavolo, da qualche tempo a questa parte, con il death metal, il black e altri estremismi molto "di facciata", si è perso di vista il vero esoterismo. Quindi ecco che 'The Blasphemer' è catalogato dallo stesso sua autore come neoclassico. Noi non abbiamo le cognizioni di musica classica necessarie per giudicare dal punto di vista storico o formale un disco come questo, che si compone di pianoforte e ambient vario, quindi chiudiamo gli occhi e da profani lasciamoci portare via. Le immagini evocate sono tratte dalle opere poetiche e visive di William Blake, autore tra l'altro di 'The Marriage Of Heaven And Hell' che ha già ispirato molte band metal. Qui però di metal manco l'ombra, lo ribadiamo. A noi sembra di sentire qualcosa dei greci Chaostar, anche loro amanti di certe sonorità orchestrali/classiche, unita alla sinistra e cruda violenza del Burzum più minimale. L'album è ambizioso e denso, nonostante la assenza di mezzi convenzionali di comunicazione per le nostre abitudini metalliche. Non sappiamo quanto possa essere appetibile presso l'abitudinario metallaro medio un disco in cui si stravolgono tutte le sue abitudini. Sugli scudi per emozioni trasmesse la suite divisa in quattro parti "The Great Red Dragon" e la mefistofelica "Satan In His Original Glory".
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