KING HEAVY: King Heavy
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01/09/2015Suvvia, ci aspettavamo qualcosa di cullante e etereo da una band chiamata King Heavy? Proprio no. Da questo punto di vista siamo stati appagati da ogni singolo riffone spiattellato dal gruppo, che in modo molto singolare annovera dei componenti cileni e uno olandese. Gente che sa il fatto suo, che ha rilasciato anche altre cose, tra l'altro con i Procession. Ci viene in mente, come pietra di paragone, il disco di Albert Bell dello scorso anno: il doom portato all'estremo, quasi come in quell'occasione, con grande e oscuro influsso dei Celtic Frost. La differenza sostanziale è che qui si parla una lingua più affine ai Count Raven e ai Candlemass, anzi, sembra un riassunto della carriera di questi ultimi, partendo dalle vocals spiritate alla Messiah Marcolin e arrivando a certe strutture più dure che gli svedesi hanno utilizzato di recente. Ogni brano dimostra la più totale devozione al vangelo del riff e arricchisce il tutto con tanti abbellimenti di batteria che snelliscono leggermente la mole considerevole di doom creata dai King Heavy, dando addirittura un retrogusto epico in alcuni punti. In conclusione il boccone è molto duro da digerire: si può indirizzare l'ascolto di tale album non certo ai più sensibili d'orecchio e a quelli che non vanno oltre i Black Sabbath. Tanto sacrificio, o meglio tanti sacrifici rituali al dio del doom (immaginiamo), ma con una personalitá ancora poco definita e derivativa, tanto che non riusciamo a individuare delle canzoni che si distinguono per particolari meriti o demeriti rispetto alle altre.
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