OBLIVIOUS: Creating Meaning
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25/04/2013In ogni luna park ci sono le montagne russe. Più o meno articolate, ma sempre di stomaci che si attorcigliano si tratta. Come mai ogni volta, nonostante il procedimento sia sempre lo stesso, c'è sempre la fila? Evidentemente non ci si stanca mai. Stesso discorso si può fare per tutto il roster della Transubstans, in particolare per gli svedesi Oblivious. Alla seconda uscita, ricalcano quanto fatto nel debutto, smussano gli angoli e le prolissità e confezionano l'ennesimo prodotto di qualità che fa pensare solo es esclusivamente al rock più retro. Un album pieno di sinestesie, come nella iniziale "Silver Tongue", in cui si collegano sensi diversi, proprio per far entrare più facilmente l'ascoltatore nel giusto stato mentale. Non ce ne sarebbe bisogno, perchè non abbiamo scossoni, solo un trip di rock sudaticcio, ai confini con lo stoner, pieno di riff blueseggianti che invitano al movimento di bacino. Saremo terrorizzati per tutto l'ascolto dal kitch della copertina, un sirenetto barbuto che tiene d'occhio la situazione, tanto per sottolineare come i Nostri non siano che degli spacciatori di roba buona. C'è di tutto, compreso il lisergico e lungo parto di assoli e pioggia elettrica di "Bjälken I Ditt Öga", che scombussola i vari punti di riferimento, proiettandoli verso qualcosa di più emotivo. Le leggerezza con cui si scivola dalla delicatezza alle martellate è caratteristica degli Oblivious, così come non si può parlare di chissà quale fatica fatta dalla band, visto che dopo qualche ascolto i riferimenti escono fuori prepotenti: Black Sabbath (senza pesantezza nelle chitarre però), Led Zeppelin (perchè "No Quarter" è madre di tutte le sezioni più notturne), Kyuss e così via, listone semplice e che continua a dimostrarsi efficace. Quello che conta è l'umiltà di dire: "non siamo i salvatori del rock", qualità che molti sembrano aver dimenticato. Si possono provare un sacco di affezioni verso 'Creating Meaning' e le sue creature, basta essere consci che è un altro giro sulle medesime montagne russe che abbiamo nominato all'inizio, niente di più, niente di meno.
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