THE ORDER OF ISRAFEL: Wisdom
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05/09/2014Israfel, non Israel, come pensavamo. A causa di questo errore abbiamo perso svariati minuti nel web e pensavamo che la band non esistesse. Poi la nostra ignoranza si è fatta un po' da parte, scoprendo che Israfel è uno degli arcangeli dell'Islam, la controparte del cristiano Raffaele. Pensiamo però che la band volesse tributare il Libro di Israfel di Aleister Crowley. Fa molto doom, no? Le info a nostra disposizione, giustamente sono comunque scarse, trattandosi di un esordio, anche se di gente non di primissimo pelo. Il chitarrista/cantante è il session live dei Church of Misery, mentre il bassista sta anche nei Doomdogs (il cui genere suonato si può ben intuire senza una laurea in astrofisica). Ebbene, Order of Israfel è un altra creatura doom metal, l'ennesima senza lode e con un pizzico di rammarico per quanto si poteva trarre se tutto fosse stato orchestrato in modo diverso. Non è che la voce di Sutton è brutta, solo che insistendo sempre sugli stessi registri risulta cantilenante e a tratti soporifera, tranne quando ci sono delle sovrapposizioni vocali niente male (purtroppo "The Order" è solo un intermezzo ed anche il pezzo migliore). Il riffing cerca di essere elaborato, ad un orecchio poco attento risalterà la bella produzione nitida e non la effettiva carenza di idee, che o sono slegate e poco omogenee ("The Earth Will Deliver What Heaven Deserves" ha buone intuizioni acustiche e poi si perde in otto interminabili minuti) oppure davvero sentite e stra-sentite. "The Vow" è afona, piatta, uno spoken word che annoia a morte prima del finale abbastanza riuscito di "Morning Sun", che nei primi minuti è davvero un gran bel mattone sullo sterno per come ti soffoca. In "Promises Made to the Earth" il mattone si sposta fatalmente più in basso dove potete ben immaginare. Perché la sulfurea "The Noctuus" è così isolata? Quella è la strada giusta, magari insieme a una contaminazione leggera del proprio sound.
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