VENOMOUS MAXIMUS: Beg upon the Light
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15/07/2013Andateglielo a dire ai Darkthrone che c'è gente che al primo album già ha capito come fare la "underground resistance". Rischiamo di ripeterci, ma non si può tacere quando i maestri del black, andatisi a impelagare in uno strano heavy ottantiano, sono battuti dai primi che debuttano. Stavolta tocca ai Venomous Maximus fare la parte del leone. La Napalm Records ha visto giusto, andandoli a pescare chissà dove e servendoceli su un piatto d'argento. Capitano in un periodo ottimo: Black Sabbath, Orchid, tutta gente che sa il fatto suo, ora aggiungiamo anche la band americana. La copertina dice tutto, le sagome dei demoni sono simili a quella del logo del gruppo di Tony Iommi, abbiamo già capito dove ci porterà 'Beg Upon The Light': dritti all'inferno. Non c'è altra via d'uscita se non una lugubre processione di doom metal di gran classe. Sulfureo fin dalla introduzione di organo, orririfico come solo delle risate mischiate a dei rigurgiti demoniaci possono essere. I riferimenti sono evidenti, la voce malata è un chiaro tributo a Candlemass e Pentagram, il riffing efficacissimo è un concentrato di NWOBHM e doom, con i Black Sabbath ad essere emulati/imitati per primi. Con influenze anche scandinave, il suono dei Venomous Maximus è old school quanto basta, senza risultare datato o amatoriale. Non abbiamo certo il disco che cambierà le sorti della musica, la sua qualità però è tale che si possa iniziare a sperare che questi ragazzi riescano a migliorare nei dettagli, a rendere più oleata la loro lenta macchina della morte (soprattutto nei ritornelli). Pollice verso per la lunga "Hell's Heroes", che si perde in un finale monotono. Sporchissimo esempio di integrità e di conoscenza della materia.
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