DIMINO: Old Habits Die Hard
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05/07/2015Avevamo accolto l'arrivo del promo con una certa indifferenza, non ci eravamo soffermati sul nome più di tanto. Ma poi quel Dimino.. Frank Dimino ci è tornato subito alla mente. I suoi cinque dischi con gli Angel sono stati delle vere perle nella seconda metà degli anni Settanta, gli "anti Kiss" nella loro stessa etichetta: una band capace di fondere e mescolare vari generi, dall'hard rock al glam per finire ad accenni di prog. C'era già stato un ritorno nel 1999, e poi nient'altro. Ora il loro siger rilascia questo disco solista, che è meno Angel di quanto potevamo aspettarci. Meno avventuroso, più solido e sicuro. Poteva essere altrimenti per un vecchio leone come Dimino? Spente le sessanta candeline (a occhio e croce) l'attività discografica diventa un modo per tenersi ancorati alla vita, poco importa di sperimentare, qui si fanno belle canzoni, come ai vecchi tempi. Raggiunto in studio da innumerevoli suoi amici, come il suo ex chitarrista Punky Meadows, Oz Fox degli Stryper, Danny Miranda e tanti altri, Dimino insegna come la semplicità riesce a far breccia nel cuore dei rocker. È spiazzante e poco a fuoco l'apertura di "Never Again", la cui melodia non convince, ma poi l'album prende quota e ci regala interpretazioni vocali molto convincenti, che dovrebbero essere di esempio per le giovani band. Non c'è chissà quale fantasia nella struttura di brani come "Mad As Hell" o la zeppeliniana "I Can't Stop Loving You": solo voglia di far ripartire (per quanto possibile) la macchina dell'hard rock melodico che lui aveva guidato con gli Angel. Ci sono dei trucchetti qua e là, che possono apprezzarsi o meno (il rock'n'roll di "Tonights The Night" o altri riempitivi, che ci sono comunque), ma 'Old Habits Die Hard' è abbastanza godevole. I migliori momenti sono quelli in cui si trasforma una canzone standard in qualcosa di speciale ("Sweet Sensation" e "The Quest"). Per questo motivo è bello vedere che qualcuno ci crede ancora, sfornando un lavoro dignitoso, che si avvicina in alcuni punti all'ultima uscita degli UFO. È sempre una sweet sensation ascoltare del rock fatto bene. E poi quei brani romantici da raccoltona anni Ottanta come "Stones By The River" ti sciolgono sempre, facendoti riporre il disco nella custodia col sorriso.
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