DUST BOLT: Violent Demolition
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02/08/2012Dust Bolt: velocità e potenza nel nome del thrash. Il revival continua, il gruppo sembra nato e cresciuto nella Bay Area, ma la nazionalità è tedesca. Totalmente devoti al suono di Exodus, Testament e Slayer, la band riesce a mettere in piedi nove pezzi di arcigna e cattiva musica, suonata innanzitutto con cuore e poi col cervello. Sì, non crediamo che abbiano avuto molti problemi o dubbi nel preparare 'Violent Demolition': insomma, di originale c'è ben poco, un ascolto delle discografie dei gruppi sopra citati potrebbe spingere chiunque a scrivere un disco che imiti capisaldi del metal tutto come 'The Legacy' o 'Seasons In The Abyss'. Qui andiamo però un po' oltre gli anni Ottanta, come fatto al solito nella nuova ondata di thrash, cioè qualche influenze extra (come in questo caso un pizzico di Sepultura, Death Angel e Forbidden, non proprio degli standard per i gruppi dei novizi), con uno stile vocale molto più aggressivo che ricorda il Chuck Billy degli ultimi tempi e in alcuni punti la cattiveria degli Slayer. I chitarristi tuttavia si lanciano spesso, soprattutto verso la fine dell'album, in solismi melodici e in riff quasi melodeath (versante ultimi Kreator). Da segnalare la partecipazione nella conclusiva "Deviance" di Derrick Green dei Sepultura, a ringhiare nel microfono e a movimentare un pezzo che non è di certo il più riuscito del disco. Non ci sono picchi, non ci sono cali vertiginosi, una mediocritas che non è aurea e mette a repentaglio la resa finale dell'album, iniziato con una manciata di brani che - derivativi, ma non fastidiosi - trasmettono feeling ottantiano molto piacevole. Solamente, tutto molto uguale a se stesso e a tante (troppe) altre canzoni del passato. Non siamo ai livelli dei plagi di Warbringer e Municipal Waste nei confronti dei loro rispettivi idoli, ma bisogna svecchiare il thrash, altrimenti la macchina si inceppa. A proposito di Municipal Waste, l'autore delle loro copertine, Andrei Bouzikov, si è occupato anche di questa, con risultati assolutamente pessimi, una derivatività di terza mano. Si ascolta quasi tutto senza intoppi, ma alla fine non è che rimanga molto, solo adrenalina generica che rimanda alle band più famose.
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