FLOOR: Oblation
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13/05/2014Ci teniamo a specificare che questa band si chiama Floor, ma non c'entra una mazza con Floor Jansen, benché il logo frou frou e la copertina geometrica possa farlo pensare. In realtà penseresti a tutto, tranne che a un album stoner. E alla fine è proprio quello che si rivela questo 'Oblation'. Non siamo tuttologi, ammettiamo candidamente di avere solo sentito distrattamente il gruppo americano, finora, semplicemente perché da qui provengono i bravi Torche. Lo stesso frontman comunque ha affermato in una intervista che il progetto Floor oggi è più un side project, un hobby, un modo per impegnare per il tempo libero. E dobbiamo dire che si sente. La parte esteriore è molto ben curata, c'è Allan Douches al mastering, c'è lo zampino di Kurt Ballou dietro al mixer, le sonorità sono in pieno stile tempesta di sabbia e di distorsioni da sparare a tutto volume. Ma sembra tutto inesorabilmente poco coeso, la caratteristica principale dei Floor risulta a tratti indigesta. Parliamo del dualismo continuo tra lo stoner pachidermico e delle linee vocali iper accessibili, che per facilità -visto che sono sicuramente più conosciuti- accostiamo ai Mastodon più prog di 'Crack The Skye'. Il forte senso di disomogeneità è dato anche da una frammentazione eccessiva, sembra che i brani inizino e finiscano come capita, senza che il gruppo si sia curato di assicurare un senso compiuto. Magari dal vivo faranno sudare sangue e terra, chissà. Sicuramente non consigliamo di iniziare la loro conoscenza partendo da 'Oblation'.
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