HAAR: The Wayward Ceremony
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17/04/2015Ci avvviciniamo all'ascolto degli Haar ben predisposti. Non ci capita tutti i giorni di notare che la loro mail ha un nome simile a quello della nostra webzine (haarsounds, o qualcosa del genere). Andando oltre la solita bella copertina iconica di Costin Chioreanu, che oramai manca poco che ci fa pure gli inviti per comunioni e battesimi, non troviamo molto. O meglio, non ci sono gli spunti e le basi necessarie per fare un album di un'ora. Capiamo bene che le band cui questi inglesi si ispirano sono le due storiche della scena francese, Deathspell Omega e Blut Aus Nord, ma non c'è assolutamente nulla della loro sperimentazione e atmosfere. Il risultato è qualcosa di più ordinario che prende le mosse per lo più dai Watain e lo diluisce in troppi minuti di troppo, di riff prolissi e noiosi, che sembrano suonati in quel modo (dissonanza e dissolvimento in arpeggi molto frequenti) solo perché è il genere che lo richiede, mica perché lo si sente davvero. Avremmo preferito a questo punto la solita manciata di blast beat su due bestiali accordi o anche un qualcosa sempre a firma Haar, e quindi sinistro e dissonante, ma che avesse concentrato in modo più conciso i punti salienti del disco. In questo senso "Coronal Mass Infection" è l'apice del lavoro, mentre "The Burden Of Perdition" si perde miseramente in un bicchier d'acqua bello grosso, lungo dodici minuti. A riprova che nemmeno la band è convinta del tutto del sostrato musicale, si sottolinea un deciso protagonismo del cantante (che a volte diventa invadente). Manca la scintilla che possa rendere 'The Wayward Ceremony' un vero rituale, benché la preparazione tecnica dei Nostri possa far sperare per un miglioramento nel futuro imminente. Accendiamo un po' di incenso, magari si riesce a percepire quell'aura maligna necessaria alla riuscita di un album del genere.
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