HELHORSE: Oh Death
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29/08/2013Se siete tra quelli che sbadigliano a sentire solo nominare un disco doom nel 2013, oltre a indirizzarvi verso i Nomad Son, possiamo giocare sporco (in tutti i sensi) e farvi travolgere da 'Oh Death' spacciandolo per sludge. E sì, perché la base del secondo album degli Helhorse è proprio il caro vecchio doom: che poi le cose migliori le si vedano quando si va a contaminare il sound, è un altro paio di maniche. Vi ritroverete facilmente imbizzarriti e dal vago aspetto decomposto, come il mostruoso cavallo in copertina. Non si inventa nulla, teniamo a sottolinearlo, ma quanta irruenza e quale fottuta forza riescono a mettere questi ragazzi danesi nelle loro cavalcate (appunto) a notte fonda e senza un minimo di speranza. I titoli (alcuni fantastici) lasciano presagire l'aura mortifera che pervade l'ascolto, un fanculeggiare tutto e tutti in vista di un istinto omicida che unisce chitarroni grossi e tonanti a una prova vocale che definire spiritata sarebbe riduttivo. Immaginate i Pentagram (o equivalente doom metal band che preferite, tanto i Nostri sono abbastanza emancipati) che fanno wrestling in una palude con Zakk Wylde, quando poi ad un certo punto arrivano gli Entombed (il cantato deve molto a loro, quando si fa violento) ed iniziano a picchiare tutti. Ecco, questo potrebbe essere un modo di leggere le loro botte assestate con sadica precisione e al contempo debosciatezza (sentire il refrain di "The Carnal Rage" e provare a non dimenarsi è una sfida persa in partenza). Ci preme sottolineare come "The Seams Of Life" abbia anche un sentore post metal, come se dovesse arrivare l'apocalisse... pardon, i Neurosis, entro la fine del brano.
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