NUM SKULL: Ritually Abused
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24/09/2014Chi diavolo sono i Num Skull? Semplicemente una delle innumerevoli band che sono state oscurate dagli incredibili capolavori degli anni Ottanta e solo oggi, grazie a un sapiente lavoro di ripescaggio e restauro, possono rinascere. L'album in questione era uscito nel 1988, che voleva dire '...and Justice For All', 'So Far, So Good... So What', 'Punishment for Decadence', 'Leprosy', 'Forbidden Evil', 'South Of Heaven', ma anche D.R.I., Sadus, Sanctuary... Quindi un album anche solo ottimo all'epoca era letteralmente cancellato. Ventisei anni dopo, i Num Skull non esistono più, 'Ritually Abused' torna a ruggire -per la prima volta in formato cd, a quanto pare- e nel Medioevo del metal fa la sua grandissima figura, grazie a leggeri aggiustamenti che lo lasciano comunque ruvido e carnale. I dischi citati in precedenza non sono messi a caso, visto che la band si muove a cavallo tra proto death e thrash, unendo riff secchi a sezioni concitate e selvagge. Non c'è un attimo di tregua e la varietà è assicurata da una voce che può ricordare quella di Paul Baloff ancora più imbestialito, su una base di Dark Angel meno intricati, Morbid Saint e naturalmente Slayer. Triturando allegramente le ossa e vandalizzando senza pietà la chiesa dell'incubo che vediamo in copertina, il dischetto è davvero una forza della natura (malata e deviata) e può essere una delle grandi riscoperte del 2014. Non avrà nemmeno un decimo dell'importanza storica dei citati lavori, ma perché avere i paraocchi se ci fanno avere comodamente a casa nostra (sembra una televendita di bassissimo livello...) un concentrato di malvagità?
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