THE UNKNOWN: In Search Of The Unknown
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15/06/2016Perdersi nell'infinito. Ci provano sempre in tanti a descrivere tale sensazione in musica, ma sono in pochi a riuscirci, complici cliché e limiti tecnici che poco si addicono a un concetto tanto perfetto come quello di infinito. Ma poi cosa sarà mai questo infinito? Per alcuni è un dio, per altri semplicemente qualcosa di ignoto. Ecco come si arriva a The Unknown, progetto iraniano (con la partecipazione di Kevin Pribulski degli In Search Of, ecco spiegato il titolo dell'album), davvero sorprendente, e ciononostante dai grossi margini di miglioramento. La sensazione di smarrimento è costruita passo passo e senza fretta da tastiere e post rock molto lento che si interseca col doom in modo molto riuscito. Una sola composizione di quaranta minuti (almeno nel promo che abbiamo ricevuto, mentre altrove si sottolinea la divisione in quattro parti), impegnativa e catartica per il suo incedere che non si addice a un album musicale in senso canonico, ma trascende le esperienze sonore e mentali di cui parliamo di solito su queste pagine. Grande spazio è dato alla narrazione, a cui contribuisce Thomas Helm degli Empyrium, ed ecco la prima grande influenza decisiva per la riuscita di 'In Search Of The Unknown'. Le stelle, l'universo, la vita oltre la Terra e la vita oltre la morte. Domande esistenziali che accompagnano la lunga sezione centrale. Gli arrangiamenti qui evidenziano qualche limite a causa di suoni non esattamente calibrati e poco fini rispetto a prodotti simili. L'apnea si interrompe dopo la metà dell'ascolto con emozionanti squarci di post metal strumentale in cui il pianoforte corrobora e esalta le melodie delle chitarre, romantiche, semplici e toccanti. Se avete familiarità con Dylan Dog abbinate l'ascolto con la lettura di "Terrore dall'infinito", o viceversa, se queste parole vi hanno incuriosito è il caso di recuperare al più preso quello spettacolare albo.
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