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SKULLS CLUB

Ed eccoci per un’intervista insolita: non ad una band, non ad un artista, bensì ad un locale. Stiamo parlando dello Skulls Club di San Marino, la cui direzione artistica è nelle mani di Michele Vasi. Perché la decisione di questa intervista? Perché si tratta di un’occasione per raccontarsi, per descrivere nero su bianco le situazioni che una piccola realtà locale deve affrontare e superare ogni volta che decide di dare spazio ad una realtà musicale. E allora ci siamo presi qualche minuto per rivolgere qualche domanda a Michele, che si è reso subito disponibile all’intervista.

Ciao Michele, grazie per essere qua insieme a noi e per dedicarci un po’ del tuo tempo. Da quanti anni ti occupi della direzione artistica dello Skulls Club di San Marino? Ciao a tutti. Dunque, io inizio a fare direzione artistica presso lo Skulls Club a partire da settembre 2019.

Che tipo di locale è lo Skulls Club? Lo Skulls Club è nato nel 2018 come Club di motociclisti, ma fin da subito c’è stata la voglia di animare le serate con musica dal vivo. Motivo per cui appena ci è stato possibile, abbiamo dato vita a situazioni in cui vi fosse spazio sia per band con repertorio inedito, sia per cover band. I locali in cui l’underground aveva una sua dimensione avevano tirato giù la saracinesca definitivamente e lo Skulls nasce in questo contesto.

Qual è il tuo background? Come hai iniziato la vita della direzione artistica, hai avuto qualcuno che ti ha instradato al mestieri insegnandoti i segreti più reconditi o sei un autodidatta? Io sono un musicista, ho una band con cui faccio musica inedita ed ho imparato sul campo questo mestiere. Prima organizzavo serate per promuovere la mia band, poi pian piano la questione si è allargata. Il mio desiderio è diventato quello di cercare di creare serate in cui band emergenti che producono musica inedita possano avere il loro spazio. E questa è la realtà che sto cercando di portare avanti assieme allo staff dello Skulls Club, imparando da tanti, tanti errori e cercando di dare ogni volta un nuovo valore aggiunto ad ogni serata prodotta.

Che cosa comporta nello specifico essere un direttore artistico? Mi sono abituato completamente ad un’altra realtà. Da musicista mi chiedevo come mai i direttori artistici ci mettessero tanto a rispondere ad esempio, oggi mi metto nei panni di un direttore artistico che riceve tantissimi messaggi dalle band e mi rendo conto che si fa fatica a dare spazio a tutti. Si tratta di preventivare tutti gli scenari peggiori, sia economici sia organizzativi, o comunque tutto ciò che gravita nella produzione musicale, nel coinvolgimento di nuove band e nel rischiare nuove serate con budget, band e proposte differenti dal solito.

Quando organizzi un evento, in che modo ti approcci alla progettazione? Diresti che incontri delle “difficoltà” lungo la strada? Se si di che tipo e come vengono affrontate? L’organizzazione in sé è piuttosto intuitiva, si mette tutto nero su bianco e si segue il planning. C’è però da fare i conti con le vite di tutti e con le situazioni parallele che rischiano a volte di intralciare i programmi prestabiliti, per non parlare degli imprevisti. Deve esser comunque sempre pronto un piano B.

Abbiamo notato che sia il Requiem For Destruction che l’All Metal Fest sono due eventi, da te organizzati, di ampie dimensioni. Pensi che resterai su questa linea anche nel futuro? Si, queste due situazioni citate sono proprio due Festival che vorremmo riproporre per ogni stagione estiva. Per quanto riguarda l’inverno stiamo elaborando proposte altrettanto interessanti, anche se gli spazi al momento non sono gli stessi. Quest’anno si è svolta la prima edizione per entrambi i Festival, anzi, uno deve ancora svolgersi: l’All Metal Fest si farà venerdì 25 agosto 2023.

E a riguardo di ciò, mi permetto una riflessione un po’ più lunga. Lo Skulls Club resta uno dei pochi locali che continua a lasciare tanto spazio a band emergenti, in particolare in ambito metal e quindi sembra si stia muovendo in controtendenza rispetto a tanti altri locali, che invece reclutano le band sulla base del loro seguito e per questo si muovono tra la musica del mainstream più che tra l’underground. Creare un festival con band emergenti che non hanno ancora iniziato il loro percorso di promozione e ancora sono poco conosciute, resta sempre una scommessa con il pubblico. Notiamo negli anni che i locali si stanno svuotando per la totale assenza di ricambio generazionale. Quindi non c’è più un “pubblico a prescindere” nei locali, adesso è l’evento che richiama le persone: e quindi mi viene da pensare che ci sia tanta spesa e poco guadagno con le band underground che richiamano poco pubblico. Come sopravvive in quest’ottica lo Skulls Club o per quanto tempo potrà seguire questo trend? Non c’è una risposta giusta. La scelta di coinvolgere contesti che non necessariamente ti permettono di avere un ritorno economico o comunque non permettano di dar per scontata la cosa, fa parte del gioco. La logica di far questo è creare un punto di fermo per abituare un pubblico di affezionati, rilanciando proposte valide ed interessanti. Il gioco forza su cui vogliamo puntare è la localizzazione geografica. San Marino è distante da ogni altra meta “classica” di svolgimento di concerti e non fa concorrenza agli eventi di Roma o Milano, ad esempio. Ad oggi non so dirti come sopravviverà il locale, siamo ancora nella fase in cui il locale deve conoscere sè stesso e farsi veramente conoscere al pubblico, forse anche perché è delocalizzato al terzo piano di una zona industriale, non proprio in una zona di passaggio. Stiamo toccando con mano tutte le situazioni, ci piacerebbe per il futuro riuscire a dare stabilità a questo metodo, quindi alla programmazione di qualità supportata da band emergenti e/o dell’underground.

Quindi cosa deve spingere una persona a salire in macchina e percorrere 100km per raggiungere lo Skulls Club? Questo: la buona proposta musicale, in una tappa intermedia tra Roma e Milano, che non entra in competizione con i maggiori locali della penisola. Una proposta musicale che continua a dare spazio anche alle nuove proposte e che crede vivamente nell’underground, in cui ci si possa sentire tra amici a casa, in una dimensione di comfort “alla vecchia maniera”.

Ok, ultima domanda: che ci dici di questi due eventi, l Requiem For Destruction II Fest e l’All Metal Fest, nel dettaglio? Come è andato il primo e cosa ci dobbiamo aspettare dal secondo? Allora il Requiem For Destruction è in realtà la seconda edizione di un Festival che avevo proposto in un’altra location nel 2019, poi con il Covid tutto si è sospeso ed è ripartito quest’anno, per la prima volta allo Skulls. Sicuramente il Festival e le band hanno dato prestigio all’ambiente ed io stesso sono andato via con il sorriso. L’All Metal Fest è una prima edizione invece, è un Festival più eterogeneo, abbiamo coinvolto sei band molto diverse tra di loro: quindi i Fleshgod Apocalypse come headliner e altre cinque band prima. Siamo nel contesto del San Marino Comics e quindi stiamo anche valutando quanto possa esser strategico inserire un Festival così all’interno di un evento del genere. E siamo molto fiduciosi.

Grazie Michele per il tuo tempo. Vuoi lasciare un invito o un messaggio ai lettori di Hardsounds? Intanto vi ringrazio di questo spazio. Il mio augurio è quello di non smettere mai di ascoltare musica, di andare ai concerti o supportare la band. Ci sono tantissime band sconosciute che meritano veramente un ascolto più approfondito. Spero di potervi vedere tutti allo Skulls Club.

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