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VISIONS OF ATLANTIS

Autori di una carriera lunga, ma piuttosto altalenante, gli austriaci Visions Of Atlantis sembrano negli ultimi tempi aver ritrovato finalmente un sentore di stabilità, dapprima con l'ingresso alla voce femminile di Clémentine Dèlauney, ormai in pianta stabile nella band da alcuni anni, e poi con le ultime uscite discografiche che sembrano abbiano fatto trovare la giusta quadra per un prosieguo che si spera sia duraturo. Uno dei punti di forza del corso recente dei Visions Of Atlantis è l'ingresso in formazione, nel ruolo di voce maschile, del nostro Michele Guaitoli, una figura che vive a contatto con la musica 365 giorni l'anno, e che fa dell'assoluta professionalità la sua forza maggiore. Abbiamo fatto una chiacchierata con lui riguardo il nuovo album 'Wanderers' uscito per Napalm Records, ed al suo modo di approcciare il power metal.

Ciao Michele, e benvenuto su Hardsounds.it. Vorrei innanzitutto chiederti come è nata questa collaborazione con i Visions of Atlantis. Ciao a te e a tutti i lettori ovviamente! E grazie di cuore, è davvero sempre un piacere poter spendere qualche parola in più sui propri progetti grazie al lavoro che viene costantemente ed appassionatamente svolto dalle webzine!!! La collaborazione nasce davvero in maniera semplice: nell’estate 2018, proprio pochi giorno dopo il Wacken Open Air, Siegfried Samer mi ha contattato personalmente spiegandomi che la sua situazione lavorativa non gli permetteva di gestire l’impegno ormai “importante” in termini di date e tour richiesto dai Visions of Atlantis. I Temperance in quel periodo erano già stati confermati per le Symphonic Metal Nights che si sarebbero svolte poche settimane a seguire, ed i VoA erano venuti a conoscenza della mia vocalità proprio grazie al tour in arrivo. Mi hanno così chiesto se potessi essere interessato a unirmi alla band e a registrare un provino. Da lì è stato tutto molto veloce e naturale: gli sono piaciuto da subito e mi hanno immediatamente chiesto di esibirmi con loro per qualche data in supporto ai Kamelot. Superata anche la prova del live, abbiamo deciso di comune accordo di sfruttare proprio le Symphonic Metal Nights per “salutare” Siegfried ed “introdurmi” nella line-up dividendoci la scaletta, dando così modo al pubblico non solo di “scoprire” la mia voce sui pezzi della band, ma anche di testimoniare l’addio assolutamente amichevole di Siegi.

Come è nato e si è sviluppato il processo di costruzione dell’album ‘Wanderers’? In realtà quando sono entrato nella band gran parte del lavoro era già fatto. I Visions of Atlantis sono una band che in questo momento sta vivendo una vera e propria rinascita dopo le disavventure del passato e sembra che - finalmente - la formazione sia stabile. Buona parte del disco era già scritto al momento del mio ingresso per cui non ho vissuto in prima persona alla fase compositiva dell’80% del disco. Il rimanente 20% posso dire di averlo vissuto in prima persona invece visto che, malgrado il fresco ingresso in line-up, ma data la fortissima armonia che si è creata da subito, mi è stato chiesto se avessi qualche brano in cantiere adatto al sound della band…ed ho avuto la fortuna e l’onore di poter inserire due tracce completamente scritte da me in 'Wanderers' ("A Life of our Own" ed "At the End of the World"). Dalle “bozze” dei 13 pezzi poi ognuno di noi ha messo del suo in studio, dove guidati dal nostro produttore Frank Pitters abbiamo dato vita a questo disco che consolida sia quanto di buono fatto dai VoA con 'The Deep and the Dark' sia l’attuale line-up che, finalmente, sembra davvero aver trovato pace.

Dalla lettura dei testi e dall’atmosfera che sia nei video rilasciati, che nelle immagini promozionali, si possono evincere temi legati alle avventure che si sviluppano nei mari. Via hanno sempre appassionato questi temi, oppure sono storie che si sono sviluppate esclusivamente per la creazione di ‘Wanderers’? I Visions of Atlantis vivono di storie “marinaresche” e di novelle (che hanno sempre un significato metaforico) dalla loro nascita nel 2000. La verità è addirittura che oggi come oggi questo mondo sta addirittura un po’ stretto alla band. 'Wanderers' è un primo approccio che abbiamo deciso di fare all’unanimità, verso un mondo non soltanto legato al mare e alle avventure marine. Si parla infatti di vagabondare, esplorare. Il tema del viaggio è quello che più sentiamo parte di noi, la nostra essenza odierna sia a livello umano: siamo tutti e 5 molto stimolati dallo scoprire nuove realtà, esplorare nuove culture e vivere quello che questo mondo ha da offrirci); sia a livello musicale: non solo riferendosi alla voglia di sperimentare e di esplorare le possibilità del nostro sound, ma anche un concetto molto basilare come il vivere on the road, il “vagabondare” che ogni musicista affronta durante la sua vita lavorativa!

Copertina di 'Wanderers', uscito il 30 agosto per Napalm Records

Nel processo di scrittura dei brani, lo spazio maggiore è stato dato da Clementine Delauney (che ha scritto tutti i testi) e da Frank Pitters. Ma c’è stato spazio anche per il tuo estro, nei brani “A Life Of Our Own” e “At The End Of The World”? Ci puoi parlare nello specifico di questi due brani e della libertà che ti hanno concesso? Come ti accennavo c’è stata subito una grandissima intesa musicale ed umana…la realtà è che la libertà è stata davvero totale. Quando ci siamo trovati o dover scegliere quali pezzi delle pre-produzioni avremmo inserito su 'Wanderers' mi è stato chiesto se avessi dei brani in cantiere. Ho proposto 4 pezzi che avevo “nel cassetto” perfettamente consapevole che 2 erano assolutamente fuori genere (ma nella vita non si sa mai…). I due che ipotizzavo sarebbero stati calzanti sono stati presi ed inseriti nel disco praticamente tali e quali a come li avevo pre-prodotti. Le modifiche più sostanziali sono state appunto quelle legate ai testi. Clementine ci tiene moltissimo ad essere “la voce” delle liriche di questa nuova era dei Visions of Atlantis e visti i risultati davvero ottimi da questo punto di vista, dubito che io o qualcun altro nella band ci lamenteremo mai del suo ottimo operato (ride). Sono certo che se avessi chiesto di mantenere uno dei miei testi sui pezzi non ci sarebbero stati problemi, ma sono il primo a valorizzare il lavoro di Clemi su questo aspetto! Un appunto: Frank è in tutto e per tutto il nostro produttore e tastierista. La scelta di non esibirsi sul palco dal vivo e di non comparire in foto e libretto è una sua scelta di vita e di immagine, ma è una sorta di sesto membro attivissimo della band!

La simbiosi con Clementine durante tutti i pezzi è sembrata essere ottima. I pezzi sono stati costruiti in modo tale da rendere tangibile quest’alternanza? Una cosa che spesso mi sono ritrovato a ricordare durante le interviste, è che dal 2000 (ormai quasi 20 anni!) i Visions of Atlantis sono stati la PRIMA BAND METAL con voce maschile e femminile entrambi pulite solista come membri fissi della band. Moltissime band storiche sono state caratterizzate da una voce pulita femminile ed un growler, ma i VoA sono stati la prima formazione con due cantanti “puliti” uomo/donna. E’ una band che vive di duetti e di momenti di alternanza tra la vocalità maschile e femminile da sempre. Con il tempo e con l’ingresso di Clemi sicuramente il tutto si è sbilanciato un po’ più verso il “female fronted”, ma l’essenza rimane quella delle radici: c’è molto spazio anche per me e lungo il disco, eccezion fatta per le ballad, c’è un grosso bilanciamento tra vocalità maschile e femminile. Dal vivo poi la cosa è ancora più viva in quanto ci sono degli scambi e ancora più marcati e sopratutto molte della backing che in studio abbiamo registrato “ognuno per se” per uniformità sonora (mi riferisco alle backing vocals femminili su voce femminile e maschili su voce maschile) sono invece parti che on stage cantiamo per armonizzarci e mantenere la composizione armonica del pezzo…quindi tutti e due cantiamo di più e più insieme.

Cosa ne pensi delle qualità della Delauney e del suo modo di lavorare? Clemi è una musicista di spessore. Non molti sanno che è anche un’ottima pianista, ha quindi delle conoscenze musicali che non si limitano alla voce o alla tecnica vocale…ed anche su questo piano è un’artista con un background di studi, nel suo caso principalmente classici. Oltre a questo è laureata in marketing (in Francia), è lei la mente che ha creato i nostri outfit, e di “professione” oltre a cantare è una promoter - a Lione - . Questa presentazione fa capire che non si parla di una ragazza presa e messa come immagine di una band perché di bella presenza, ma si parla di un’artista decisamente valida sotto moltissimi aspetti. In tutto questo, è una persona che cerca sempre di guardare con un (ottimo) occhio critico-costruttivo all’operato della band, partendo tra l’altro dall’autocritica. Come tutti al mondo ognuno di noi ha grossi margini di crescita, tecnico, umano, basta mettersi una mano sulla coscienza per ammettere le proprie debolezze e valorizzare i propri pregi…ma Clemi di certo è una persona che non ha nulla da invidiare a nessuno e che sicuramente crescerà ancora moltissimo sulla scena.

Michele Guaitoli e Clémentine Dèlauney (photo by Emilie Garcin)
 

Durante l’ascolto dell’album, mi è sembrato di poter intuire un approccio diverso nel tuo modo di cantare rispetto ai tuoi altri progetti, decisamente più power-oriented e più grintosi. E’ stata una scelta ponderata, o pensi che rimanga in linea con il tuo range abituale? E’ stato un mix di cose in realtà. In primis Frankie voleva che  la mia vocalità nei Visions si distaccasse da quella usata nei Temperance, Kaledon o negli Overtures per creare un’identità vocale associabile ai Visions soltanto, per avere un’unicità…e citandolo “visto che hai una vocalità e una tecnica che ti permettono di cambiare espressività in maniera molto forte, non vedo perché non dovrei sfruttare questo fattore a mio vantaggio”. Oltre a questo c’è da dire che la sonorità generale dei VoA è una sonorità molto più “morbida, gentile ed elegante” di qualsiasi altra mia band. Penso al mio passato negli Overtures come un’epoca della mia carriera musicale legata all’aggressività e alla sperimentazione, al mio cantato nei Kaledon come l’era più legata al power metal ovviamente. I Temperance sono una band dalle mille sfaccettature, energetica, potete, moderna e sopratutto….”iperattiva”, nel senso buonissimo del termine. C’è tantissima energia nel mondo dei Temperance e tantissima voglia di superare i limiti…cosa che nel cantato si tramuta in un un costante gioco di voci e nella musica…a noi piace davvero definirci “una band da festa”. Tutte queste realtà sono anni luce distanti dal mondo dei Visions of Atlantis, dove la base metal è fortemente contaminata dall’orchestra (a pieno rispetto della catalogazione Symphonic Metal), ma dove sopratutto l’energia positiva e in qualche maniera “rilassante” è una linea guida del sound. Viene da sé che tutti quegli aspetti della voce legati alla tensione ed alla “spinta” diventano assolutamente fuori luogo, visto che regna una cantata “elegante” e spesso “teatrale” o comunque “carica di phatos”. E’ tra l’altro uno dei motivi che mi ha spinto ad accettare la proposta della band: si tratta infatti di un territorio vocale che ancora non avevo avuto modo di sperimentare professionalmente!

Nel complesso, tutti i brani risultano essere ben orecchiabili e di facile presa. Come anche per gli album precedenti della band, è questo il vostro obiettivo dichiarato: fare breccia in maniera fulminea negli interessi degli ascoltatori? In realtà direi assolutamente di no, anzi…la sola scelta di proporre ben 3 ballate di cui 2 piano voce, ed un pezzo da 7 minuti ("Release My Symphony") sono una chiara dimostrazione che la ricerca del prodotto “catchy” e di “facile vendita” non è assolutamente tra le priorità della band. Quello che si vuole fare è una ricerca di un sound personale… e la realtà è che con tutti i cambi di line-up che la band ha “sofferto” negli anni, non è cosa facile!  La speranza è che ora che si è creata questa stabilità (o almeno questo è ciò di cui siamo convinti oggi) ci sia modo di consolidare il tutto anche a livello musicale con una sonorità che convinca non per orecchiabilità diretta o facile presa, ma per unicità e personalità!

Alla fine dell’album, troviamo la cover di “In And Out Of Love” di Armin Van Buuren, e con la voce di Sharon Den Adel. E’ stata una scelta dettata dal rendervi ancora più vicini al grande pubblico, o è stato magari uno sfizio vostro causato da interesse di qualcuno della band nei confronti della musica dance? E’ assolutamente una scelta determinata dallo sfizio di alcuni di noi, ma non per l’amore della musica dance quanto per l’amore per quel pezzo in particolare. Premetto che siamo tutti un po’ matti. Non girano video di questa cosa ma durante l’ultimo tour (il primo mini-tour da Headliner per la release di 'Wanderers') durante i concerti acustici che abbiamo imbastito per offrire qualcosa di vero e concreto durante i “V.I.P. Upgrade”, in scaletta -fuori programma ma alla fine come costante in tutte le esibizioni- c’era “I’ll Fly With You” di Gigi d’Agostino. Questo ti fa capire che di certo la sanità mentale non è dalla nostra parte, ma l’apertura verso qualsiasi campo musicale invece è per me una grande cosa….ed è un’arma a nostro vantaggio. Tutti siamo davvero curiosi e vogliosi di scoprire ed ascoltare ogni genere musicale. Con questa premessa…capisci che non è assolutamente strano che un brano come "In & Out of Love" abbia fatto breccia in buona parte della band (me compreso). La scelta di proporne una cover come bonus track è stato un esperimento senza troppe paranoie che si è tra l’altro rivelato vincente a livello di critica per ora.

Inoltre, troviamo la ri-registrazione di “Memento”, tratto dall’album ‘Delta’. Voglia di rinfrescare vecchio materiale? "Memento" è semplicemente uno dei nostri pezzi preferiti dal vivo. L’abbiamo inserita dopo il mio ingresso, i Visions non l’avevano MAI suonata prima quindi non esistono registrazioni “dal vivo” di questo brano senza la mia voce o quella di Clementine. Nemmeno dei bootleg o dei video amatoriali su youtube. Dopo averla inserita noi in primis abbiamo iniziato ad apprezzarla e moltissimi tra i nostri fan hanno iniziato a chiederci se fosse un brano nuovo, se lo avessimo mai registrato e se fosse disponibile. Tutt’ora è un brano di cui non faremmo mai a meno nella nostra setlist, anche a livello di performance dal vivo è ricco di momenti musicali e visivi davvero intensi. Poche “scalette” dopo averlo inserito ci siamo detti “come ci ritroviamo in studio per il nuovo album, questo brano va ri-registrato e reso nostro”.

Un frame del video di "A Journey To Remember"

Infine, veniamo a te, Michele. Sei attivo con molte altre band oltre ai Visions of Atlantis. Inoltre, sei impegnato sul fronte della formazione musicale, dell’insegnamento e della produzione discografica. Ho potuto vedere passione e fermezza nel fare il tuo lavoro, destreggiandoti su più fronti con grande naturalezza. Come riesci ad organizzare così tante situazioni assieme? Ammetto che questo 2019 è stato il primo anno che mi ha costretto a “mollare la presa” su alcuni aspetti, l’insegnamento in primis. Con così tante date (quest’anno più di 90 tra Temperance, VoA ed ERA) dare continuità ai miei allievi è diventato impossibile, mi sono così ritrovato a dovermi staccare dal mio ruolo di insegnante fisso. Tolto questo aspetto, il mio studio di registrazione continua a produrre (quest’anno tra i vari Sandness, ManaM, Bad As, Eternal Silence e diversi altri…), da poco si è unito a me anche un altro tecnico che può portare avanti i lavori anche quando io sono fuori sede dandomi una grossa mano, mentre per quanto riguarda le band basta davvero essere dei “maghi” dei calendari ed avere molta chiarezza e fermezza con ogni realtà nell’imbastire il calendario. In fin dei conti ci sono 365 giorni l’anno, e ai fatti sono on the road per 1/4 esatto..potenzialmente potrei suonare il quadruplo di quello che sto facendo. La realtà è che la passione e l’amore per la musica fanno parte di ogni cellula del mio corpo, vivo di questo e respiro musica dal mattino alla notte. Quando alla musica si dà tutto, la musica sa ridarti ogni cosa con gli interessi e senza stressare minimamente. Basta tanta determinazione e passione, quella vera.

Dal tuo punto di vista, come pensi stia andando il movimento power in Europa, e in Italia? Pensi che ci siano ancora band attuali, in Italia e anche all’estero, che riescono a comunicare qualcosa di davvero innovativo oggi, nel genere? Credo ci sia una vera e propria rinascita a dirla tutta! Negli ultimi anni il power-metal sembra essere tornato in voga - se pur rinnovato nelle sonorità - quasi con la forza he ha avuto negli anni 2000. Penso ai Powerwolf, ai Battle Beast e a tutte le band del “nuovo filone di power metal” che stanno spopolando in questi anni. Tante volte l’innovazione non è necessaria…quello che è venuto a mancare nel tempo - personalmente e senza arroganza che sia chiaro - sono state delle belle canzoni, capaci di lasciare il segno. C’è stato un periodo in cui il power sembrava essere diventato ridondante e incapace di rinnovarsi, e spesso per uscire da questo cerchio di staticità le band sperimentavano nuove soluzioni senza trovare una vera forma, quando forse sarebbe bastato semplicemente cercare di non allontanarsi troppo dalle origini, ma curando di più il songwriting. Qualcuno negli ultimi anni si è davvero “accorto” di questa cosa, rilanciando un genere che sembrava non avere più molto da dire…quindi se pur parlare di “innovazione” per me ha poco senso in generale, visto che dal mio punto di vista oggi come oggi per “innovare” nel campo musicale bisognerebbe contaminarsi con qualcosa di sperimentale che probabilmente non capiremmo (“Forse è un po’ presto per voi, ma i vostri figli adoreranno questa roba” - diceva Marthy McFly)…se non altro “comunicare” e “coinvolgere” è qualcosa che oggi, con del sano power metal, si può fare davvero!

Se dovessi dare tu stesso una direzione al prossimo lavoro dei Visions of Atlantis, qual è il primo spunto che ti verrebbe in mente? Considerando che mi stai dando libertà totale, malgrado questa discussione sia già stata intavolata in casa VoA con delle idee già chiare da parte nostra, ti rispondo come quando la stessa domanda mi è stata fatta dai miei colleghi. Credo sia importante per noi non dimenticarci che quello che facciamo, il motivo che ci unisce  e il motivo per cui siamo assieme è prima di tutto perché tutti siamo amanti del metal. La strada che i Visions hanno iniziato con 'The Deep and the Dark' e che è stata senza dubbio per me implementata e migliorata stilisticamente e tecnicamente con “Wanderers” è una strada ottima. Ora ci serve quel pizzico di malizia, personalità e aggressività in più capace di farci fare un ulteriore passo avanti. 'Wanderers' è ricco di brani di vario tipo, c’è un pezzo orchestrale e complesso come "Release My Symphony", c’è un pezzo forte come “A Journey to Remember”, credo ci siano dei pezzi più affini al power (penso ai miei due brani), ci sono delle ballate, un pezzo orientaleggiante (The Siren and the Sailor), un pezzo che richiama le sonorità celtiche ("Heroes of the Dawn")…in futuro non vorrei che cambiassero le “sonorità” dei pezzi, ma vorrei che tutti ci spingessimo verso un livello superiore. Un riffing ancora più personale ed identificativo per chitarra e basso, un drumming ancora più potente e predominante, delle linee vocali ed in generale un cantato ancora più completo in termini espressivi e tecnici. Serve, come sempre, non accontentarsi e cercare di spingersi oltre i propri limiti!

Da ultimo, abbiamo visto che avete svolto diversi live in giro per l’Europa, e starete per intraprendere dei tour. Purtroppo, non riusciamo a vedere l’Italia tra le vostre tappe. È davvero così difficile proporre certe band nei nostri territori? Quale potrebbe essere la leva che possa far aprire nuovi orizzonti agli organizzatori di live in Italia? Ti solleverà sapere che sto lottando in prima persona per cercare di fare breccia anche su territorio nazionale. Come al solito il problema è che qua in Italia tutti chiedono a tutte le band del mondo di suonare da qualche parte, ma poi quel “da qualche parte” è sempre troppo lontano perché dista più di 10km da casa propria. Il mondo è fatto di eccezioni per cui non voglio che queste mie parole suonino come un’accusa, ma quanto sto vedendo grazie alle avventure estere con tutte le mie band, è che in Italia siamo tutti un po’ pigri. Quando la data è a più di mezz’ora da casa ci facciamo prendere dallo sconforto e rinunciamo a farci la strada verso il concerto…mentre in Europa ci sono dei “die-hard fan” che ormai sono un po’ gli “amici” che ti aspetti che vengano praticamente ad ogni concerto che si fanno chilometri e chilometri per vedere le proprie band. Al di là di chi impressiona (penso ad un ragazzo russo che non posso che ringraziare che ho visto al 70000 Tons of Metal, a Mosca per ben due volte sia con Temperance che con Visions of Atlantis, svariate volte in Germania e so che è pure andato a vedere Temperance e Sleeping Romance mentre io ero in tour con i Visions of Atlantis), è davvero pieno di persone che macinano chilometri  per vedere e supportare le band a cui sono affezionati. Spero davvero di riuscire a portare i Visions of Atlantis in Italia e spero anche che l’affluenza ci permetta di far diventare “casa mia” una tappa fissa come l’Austria di Thomas, Dushi ed Herb e la Francia di Clemi sono ormai parti integranti di ogni tour di questa band!

Ti ringrazio per la piacevole chiacchierata offertaci. Concludi con un invito e una motivazione per ascoltare ‘Wanderers’ e seguire i Visions of Atlantis. Rinnovo i miei ringraziamenti per il supporto costante e continuo e per ogni buona parola che hai speso su di me e sul progetto! 'Wanderers' è un disco ricco di musica, spontaneo e per il quale abbiamo dato tutti noi stessi. Ci sono brani capaci di soddisfare ogni tipo di ascoltatore. Ovviamente è un disco per chi apprezza il metal melodico e sinfonico. Ormai trovare il modo di ascoltare un album è la cosa più facile del mondo per cui la vera domanda è: per quale motivo non dovreste dargli una possibilità?

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Commenti

  • Fabio Morales

    Caro Michele, vi aspetto in Italia e, come sai bene, "da qualche parte" per me dista meno di 1.000,00 km...l'album mi è piaciuto tanto e non vorrei perdermi l'occasione di vederlo eseguito dal vivo

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