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MOKADELIC

"Vado a vedere quelli della colonna sonora di Gomorra". Che ingiustizia. Avrete detto tutti così, quando vi siete avventurati verso la troppo poco usata mega-struttura nella campagna lucana. Avrà pensato lo stesso Nicola Catalano di Radio Tre che ha condotto con loro una breve e leggermente ingessata intervista prima del concerto. Perché lui insisteva solo sul legame Mokadelic - colonne sonore, musica per il cinema - musica per la televisione, mettendo in ombra il macroscopico dettaglio che di base i Mokadelic sono un gruppo rock, parola uscita fuori pochissimo nelle domande del tizio. Non era ancora freddo il cadavere del primo ammazzato nella prima puntata che già pensavo che il successo di "Gomorra la serie" fosse dovuto in gran parte a loro, ma -se ci fosse stato bisogno di dimostrarlo- la serata del cinque novembre ha rivelato al pubblico generalista lucano la grande potenza del rock. Post rock strumentale, per la precisione, suonato con trasporto tale da operare su ogni singolo ascoltatore una astrazione chirurgica dal contesto reale. I quattrocento presenti nell'auditorium del Cecilia (un mezzo miracolo, per inciso) non c'erano più, le immagini proiettate e la musica erano tutto il mondo di ognuno, tutta la vita in una singola ed emozionante sequenza di note, in un battito d'ali di gabbiano o nell'eterno istante di un tuffo col paracadute.

 


Lasciando perdere queste immagini poetiche che comunque su carta non rendono a pieno l'idea, il flusso mokadelico è durato senza intoppi o cali di tensione per circa settanta minuti, in cui le persone accanto a me, se solo avessero potuto distrarsi, mi avrebbero visto per un paio di volte con gli occhi gonfi e ben più spesso con la pelle d'oca, mentre ero colto da improvvisi movimenti sussultori che solo certa musica può provocare. Il concerto è stato solo parte della rassegna di tre giorni organizzata a Potenza dalla Associazione Liberascienza chiamata Festival della divulgazione. Un mare di cultura: cinema, teatro, astrofisica, letteratura, informatica, biologia, chimica, studi sociali... Mi dicono che è andata veramente bene in termini di partecipazione, per cui ci si aspettano ulteriori manifestazioni di questo tipo. E mi si perdoni la caprina ignoranza se insisto sull'aspetto prettamente musicale. Magari non arriveranno Tim Hecker e gli Swans come regali di Natale, ma questo piccolo evento è già una manna dal cielo per una regione che -specialmente per quanto riguarda delle sonorità un pizzico più ricercate-  si assesta su un encefalogramma desolatamente piatto.

 
Fotografie a cura di Gloria Basanisi

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