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DAATH: The Deceivers

data

28/04/2024
90


Genere: Prog Tech Death Metal
Etichetta: Metal Blade
Distro:
Anno: 2024

Un'attesa lunga dodici anni, ma n'è valsa davvero la pena. Nuova line-up e con essa nuova musica. Dopo i primi due fenomenali album 'The Hinderers' e 'The Concealers', purtroppo il terzo album ci aveva lasciato con l'amaro in bocca. Probabilmente dovuto anche a seri problemi interni alla formazione, dopo che metà band aveva seguito Mark Hunter per resuscitare i mezzi morti Chimaira. Lo straordinario batterista Kevin Talley ormai era un "missing in action", mentre il dio della sei corde Emil Werstler, assieme a Sean Zatorsky e Jeremy Creamer, nonostante questa forte iniezione di talento, non riuscirono lo stesso a ricalcare il precedente successo della band originaria. La situazione era a dir poco inestricabile dato che Eyal Levi, da sempre la mente del gruppo, sempre più preso dal suo ruolo di produttore, aveva appeso la chitarra al chiodo. Da anni i Daath erano dati per dispersi nel marasma di quei gruppi estremamente interessanti, con musica tecnica e di estrema qualità, ma si sa, a volte queste band ritornano. E sia chiaro fin da subito, questo è un vero e proprio ritorno di fiamma! Non so come abbia fatto, ma Eyal Levi è riuscito a riformare il gruppo con Sean Z. Zatorsky (unico sopravvissuto al disastro dei già menzionati Chimaira), portandosi dietro musicisti estremamente capaci, ma talmente capaci che ormai Kevin Talley e Emil Werstler sono un lontano ricordo. Le cose cominciano immediatamente alla grande per 'The Deceivers' con "No Rest No End". Riff all'aroma da polvere da sparo ed una doppia cassa che proprio non perdona. Le tipiche atmosfere epiche della tastiera sono anch'esse presenti e perfettamente sincronizzate con la chitarra. Ricordano gli assoli all'unisono dei Dream Theater di 'Images & Words'. Bellissimo l'assolo di Spiro Dussian. "Ascension" è il mio brano preferito, con riffing bello denso e metallico e probabilmente con l'assolo più bello ed epico dell'album. "The Silent Foray" sembra l'incestuoso risultato di un incrocio tra i Pantera, I Daath ed i Gojira. Non dovrebbe funzionare, ma lo fa, e l'assolo mostruoso di Per Nilsson rappresenta la cigliegina sulla torta di una canzone quasi perfetta. L'outro fa l'occhiolino ai Meshuggah, per finire in un quieto interludio. Indubbiamente uno dei momenti migliori della band e della loro intera discografia. E' bello, oltre che inusuale, constatare che a metà disco siamo ancora presi a cazzotti in faccia da riff taglienti e precisi. Che dire poi di Krimh alla batteria? Questo ragazzo ha due mitragliatrici al posto delle gambe! Motivo per cui trovo indispensabile segnalare che, per quelli tra noi che si dilettano anche a suonare, in questo album si riscontrano prestazioni favolose soprattutto dal punto di vista chitarristico. Utile evidenziare quanto Eyal sia un mostro delle sei corde e del riff assassino, ma ospitare un'intera stregua di mostri, ognuno con un assolo da capogiro, è stata una trovata funzionale all'economia del disco: contribuiscono al devastazione tecnica nomi come Jeff Loomis (Nevermore, Arch Enemy), Mark Holcomb (Periphery), Dean Lamb (Archispire), Mick Gordon (Doom) e Per Nilsson (Scar Symmetry e live con i Meshuggah). L'unico dubbio è la riproduzione live dei brani, sperando non usino parti pre-registrate e che gli assoli vengano eseguiti lo stesso o da Levi, o da Rafael Trujillo. A fine ascolto la domanda è lecita: candidato a disco dell'anno? Lo meriterebbe davvero!

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