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ENSOPH: OPUS DEMENTIAE

data

05/04/2004
88


Genere: avant-garde Xtreme gothic
Etichetta: Cruz del Sur Music
Anno: 2004

Fino ad un anno e mezzo fa, ero uno di quelli che pensava che il Metal dovesse essere per forza veloce, brutale, senza compromessi. Non a caso ascoltavo quasi esclusivamente death, grind, qualcosa di black old style. Poi venne il doom in tutte le sue forme (e di questo non finirò mai di ringraziare i Dusk!). Ho imparato ad apprezzare quasi tutto quello che si fregia dell'aggettivo METAL, con apertura mentale e senza pregiudizi di sorta. E così può anche capitare che io possa restare incantato dall'ascolto del nuovo lavoro dei nostri connazionali Ensoph. Di notizie biografiche ne ho veramente poche, ma quello che più mi interessa al momento, è che sto ascoltando e riascoltando 'Opus Dementia' di continuo. Innanzitutto a cosa ci troviamo dinannzi? Come definire poi questo disco? Si potrebbero fare tre diverse ipotesi. La prima, ovvero INDUSTRIAL metal, visto l'alto tasso di campionamenti e parti elettroniche presenti, cosa che dona modernità e dinamicità alle canzoni; la seconda parlerebbe di GOTHIC metal, visto che comunque le atmosfere presenti, plumbee e per certi versi malinconiche, fanno pensare proprio al genere in questione. La terza infine parlerebbe di BLACK metal, per l'uso delle scream vocals e dei blast beats per quanto concerne la batteria. Quale è quella giusta? Nessuna da sola, ma tutte e tre allo stesso tempo! Da un'unione ben bilanciata di questi tre aspetti della musica metal può venire fuori una definizione abbastanza veritiera di cosa si può ascoltare dai nostri amici Ensoph. La forte personalità del gruppo emerge subito sin dall'ascolto di "Jaldabaoth at the Spring of Time" (bellissimo e tribalissimo l'intro), la prima canzone del lotto, infatti ogni brano è un momento a parte, ha una sua storia e una sua vita e l'unico elemento comune con gli altri pezzi presenti è il mood generale che pervade l'album, che posso riassumere con un aggettivo banalissimo come DARK, ma che rappresenta in effetti la vera essenza dell'album. A volte può capitare che l'ascolto delle canzoni posa risultare non immediato, ma questo penso sia un pregio, non un difetto, perché denota una solida struttura compositiva e anche una certa predisposizione all'uso delle facoltà cerebrali di chi si appresta all'ascolto (non stiamo parlando delle canzoncine da panzone tedesco ubriaco stile Unkle Tom Angelripper...). Una produzione che vorrei definire attenta, moderna e non invasiva, dona alle dieci canzoni di 'Opus Demeniae...' l'effetto che doveva essere dato a loro: potenti, moderne, malvagie e ossessive nell'andamento (a questo punto voglio fare un elogio al suono del basso: veramente ottimo! Complimenti). Le tematiche affrontate sono correlate con l'aspetto religioso, ma non ci troviamo ai testi stupidissimi di qualche gruppetto tipo: "Satana, apri le porte dell'Inferno che arrivo io", qui il tema viene affrontato più che altro sotto forma di protesta verso certi schemi di pensiero precostituiti. Che dire di più? Sicuramente uno dei migliori prodotti usciti dall'inizio dell'anno, e finalmente un prodotto italiano di una grande band che ha molto da dire!

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