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GODIVA: GODIVA

data

31/03/2005
50


Genere: Heavy Metal
Etichetta: Limb Music
Anno: 2003

Quartetto svizzero, in parte dalle chiari origini italiane, ed ennesima band sfornata dalla scuderia Limb Music, label esclusivamente attenta alle sonorità classiche che hanno reso immortali un’epoca ed un genere sempre in continuo fermento, nonostante i fasti migliori siano già passati a miglior vita. I Godiva rispolverano il tempo andato senza ombra di pudore rifacendosi a band fondamentali quali Judas Priest, Saxon ed Accept, non nascondendone le influenze, le attitudini, le tematiche delle liriche, fino ai titoli dei brani(almeno uno come “Heavy Meatl Thunder” potevano risparmiarcelo). Il loro piatto forte sono i cliché di un genere sempre oggetto di critica a causa di mancanza di novità e di pedissequa riproposizione di schemi consolidati. Mi ritrovo spesso dalla parte di queste critiche quando, oltre al genere suonato come se fosse una celebrazione di quello che era una volta, mancano anche e soprattutto la qualità e la personalità. Si, perché si può ancora suonare metal classico nel nuovo millennio, ma quando a mancare è la resa delle canzoni, non si capiscono quali siano le motivazioni che spingono i discografici ad offrire un contratto a vere e proprie fotocopie(brutte) di gruppi storici. Il caso del combo elvetico si pone a mezz’aria, tra la personalità(che a tratti non manca) e la qualità(che il più delle volte latita). Eppure “Razorblade Romantic” è una song che lascia presagire un’ottima prova complessiva, sincopata e trascinante come un esercito di cuori che sguaina le spade durante epiche battaglie contro ipotetiche armate nere, ed anche “Nightmare", seppur canonica a più non posso, concede sprazzi all’esaltazione ed all’immaginazione. E volendo esagerare anche l’ugola di De Angelis, sorta di Halford che interpreta Bolthendal, non è affatto male, carismatica ed urlatrice al punto giusto(tenendosi fortunatamente ben lontana dallo stile “aquilotto dai coglioni strizzati”). Ma tutto il resto è di una piattezza sconfortante, scontato quanto la non riuscita di un’improbabile, futura escursione sul sole. I chorus non catturano, i riff sono riciclati(chissà quante volte già ascoltati), e la sezione ritmica è più lineare e statica di un elefante che dorme. Tipica chance sfruttata male.

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