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HARDSOUNDS FESTIVAL 2009 - DAY II

La seconda giornata del sesto Hardsounds Heavy Birthday, al contrario della prima, ha dovuto fare i conti con il nemico più temuto degli organizzatori, quello che da sempre rappresenta uno dei maggiori motivi di insuccesso per quanto riguarda gli eventi dal vivo: la cronica assenza di pubblico. Un vero peccato, visto e tenuto conto della qualità di un bill che in via del tutto teorica avrebbe dovuto interessare senza mezzi termini gli amanti delle sonorità hard-rock, finendo invece per mettere in chiara luce l'ennesima dimostrazione di abulica pigrizia e scarso interesse da parte dei tanti fans di queste sonorità nella nostra penisola. Ma andiamo con ordine...

[BLACK ROSES] Vedere una band come i Black Roses, vogliosi di presentare il proprio recente (e convincente) nuovo album 'Unleashed Dogs' davanti ad una platea pressoché inesistente, è stata cosa senza mezzi termini deprimente. Ciò nonostante la band guidata da Max Gazzoni ha fatto buon viso a cattivo gioco, dando vita ad una performance onesta e professionale in cui alcuni dei brani del cd sono stati riproposti con buona vena da una formazione magari un attimino statica ma comunque affiatata, brava nel fornire un risultato che anche on-stage ha saputo ripetere quanto di buono intravisto nel recente album in studio. In attesa di rodare al meglio i meccanismi atti a migliorarne la presenza scenica, quindi, i Black Roses hanno fornito uno show piacevole dall'inizio alla fine, rovinato solo (come già detto in precedenza) da un'assenza di pubblico destinata a mantenersi pressoché tale per tutta la serata.

[EDGE OF FOREVER] Gli Edge Of Forever, oramai si sa, rappresentano a ragione uno dei maggiori vanti della scena hard-rock tricolore, e anche in una serata storta come quella ivi discussa la band di Alessandro Del Vecchio e Francesco Jovino non ha perso occasione per ribadire la propria posizione di veri e propri leader del movimento nazionale. Motivati probabilmente in maniera esponenziale dalla delusione di quello che sarebbe potuto essere e invece non è stato (a livello di pubblico), il quartetto ha messo letteralmente a soqquadro un Sottotetto investito dalla notevole potenza del gruppo lombardo, perfetto nello sciorinare con la disinvoltura tipica dei grandi delle sette note un repertorio in cui non sono mancati né i loro classici cavalli di battaglia, né alcune tra le nuovissime composizioni che andranno a fare parte del loro attesissimo nuovo capitolo in studio, mettendo tutte le migliori basi possibili per quella che si annuncia un'uscita di assoluto spessore. Ancora una volta devastanti, sotto tutti i punti di vista.

[ECLIPSE] Un alone di grande curiosità si assiepava dietro al sottoscritto per quella che rappresentava la prima calata italica degli svedesi Eclipse, band tornata alla carica nell'anno in corso con il tanto inaspettato quanto incredibile 'Are You Ready To Rock', disco che li aveva rilanciati senza mezzi termini all'interno del circuito melodico dopo il non esaltate operato offerto nel precedente 'Second To None'. E non a caso la band guidata dal singer Erik Martensson ha sfoggiato una forma esecutiva e musicale davvero invidiabile, eseguendo pressoché in toto tutte le songs della propria ultima creatura con un'abilità ed una perizia assolutamente inedite per una band particolarmente giovane, la quale non ha dimostrato la benché minima indecisione anche nei confronti della prima data ufficiale all'interno di un paese straniero. Coesi al punto giusto, brillanti e sagaci, gli Eclipse hanno dimostrato come la loro rinascita in studio sia stata accompagnata senza mezzi termini anche da una freschezza on-stage assolutamente degna di nota, regalando ai purtroppo pochi presenti un concerto che definire esaltante sarebbe davvero riduttivo. Giovani ma audaci, come nella migliore tradizione delle migliori bands della scena hard-rock.

[POLUTION] Che gli svizzeri Polution non fossero dei veri e propri maghi per quanto concerne il puro e granitico hard-rock continentale lo si era già intravisto nel loro discreto esordio 'Overheated', e l'esibizione di supporto dei propri connazionali Shakra non ha potuto fare altro che metterne in evidenza tutti i limiti, dando in pasto all'audience della serata una band ancora poco esperta e necessitante di ulteriore rodaggio. Quanto appena detto è stato confermato, in particolare, dalla prestazione canora del non propriamente esaltante Pascal Gwerder, singer che, nei propri tentativi di emulare il rauco e graffiante approccio di connazionali come il grande Marc Storace, dimostra di non aver ancora maturato delle qualità vocali necessarie a trainare con sicurezza un gruppo anch'esso non sufficientemente pronto per il vero salto di qualità, finendo così per dar vita ad una prova on-stage al limite dell'accettabilità. Da rivedere insomma, in attesa di tempi senza dubbio migliori.

[SHAKRA] Per capire il significato della parola professionalità, bisognerebbe senza dubbio rivolgersi agli Shakra: immaginate infatti una band che, nei concerti in giro per una nazione confinante con la nostra (la Svizzera), ha sempre potuto giovarsi dell'apporto di un'audience particolarmente elevata, in grado di riempire in ogni ordine di posto anche location la cui capienza fosse stimata nel migliaio di unità. Il gruppo elvetico, infatti, non ha assolutamente lesinato energie anche all'interno di una data live di fronte ad una miserabile quarantina di accorsi per l'occasione, dando loro in pasto sia taluni incisivi estratti del loro ultimo e granitico 'Everest', sia alcune tra le migliori songs tratte dai loro precedenti lavori in studio, prima fra tutte una rombante e quadrata esecuzione della solida "Rising". Pulsanti come un motore e compatti come un vero e proprio muro d'acciaio, Mark Fox e compari hanno gettato sino all'ultima goccia di sudore sul palco del Sottotetto per intrattenere al meglio un numero di fans veramente irrisorio, dimostrando ancora una volta come i seguaci della scena hard 'n' heavy italiana possano ritenersi senza mezzi termini tra i meno affidabili e ricettivi dell'intero continente, motivo per il quale ci meriteremmo un bel ritorno temporale ad una quindicina di anni fa, in cui festival di questo tipo rappresentavano all'interno della nostra penisola eventi più unici che rari. Allora sì che risalterebbero fuori i soliti malmostosi, comparendo come funghi sotto la pioggia per esplicare le loro inutili quanto ridicole lamentele sull'assenza di concerti di rilievo all'interno delle nostre lande tricolori. P.s.: E' notizia di questi giorni lo split tra la band ed il singer Mark Fox. Un vero ed assoluto peccato.

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