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BUFFALO GRILLZ VS DOOMRAISER

D'ora in poi anche in Italia potremo vantarci di avere una vera macchina da guerra del grind, una All Star Band (Buffalo Grillz) composta da membri di Tsubo, Undertakers, Dr. Gore e The Orange Man Theory, in grado di competere con star internazionali del calibro di Lock Up, Venomous Concept o addirittura i Terrorizer. Più che un concerto si è trattato di una vera e propria festa tra amici; partendo dal prezzo del biglietto d´ingresso, veramente popolare, alla particolarità che gli intervenuti si conoscevano quasi tutti tra loro (scena metal romana). Aggiungasi che enrico giannone, cantante dei Buffalo Grillz, c´ha messo tutto il suo estro per non far calare l'ilarità con le sue pose scimmiesco/grottesche, le mitiche raffiche di mitra sugli astanti e le elucubrazioni mistiche in puro napoletanean style. Come d’altronde poteva essere altrimenti vedendo titoli quali Grind Sasso, Grind Canyon, Grind Raccordo Anulare, Boss Anova, nella quale il testo era veramente pregno di significato (motherfucker in tutte i growling possibili e immaginabili). Ultra fast grind di derivazione Brutal Truth periodo Extreme Conditions e dei primi dischi dei Cryptopsy dove si innestavano talvolta dei riff crushing di matrice death scandinavo, alla Entombed, su una batteria perennemente al fulmicotone. Peccato per l´assenza del bassista messo a letto da un influenza, non oso immaginare cosa sarebbe stato con la presenza di quest´ultimo; il suono era pulito, potente e i volumi rasentavano la soglia di sopportabilità dell´udito umano anche se nel loro sound di umano c'è ben poco. Chicca della serata è stata la cover della "Canzone Del Sole Di Lucio Battisti" con tanto di voce industrial a simulare il ritornello della brano originale, per poi esplodere in un pauroso graaaiiinnndddddddd. Apoteosi del caos controllato. Headliner della serata i maestri del Doomicus Epicus Metallicus Italianus.....ovverosia i mostri sacri Doomraiser (il genere proposto si evince dal moniker), i quali vantano ormai più di un lustro di incessante attività live non solo in Italia (vedasi partecipazione al Doom Shall Rise, allo Stoned Hand Of Doom, e supporting act di band del calibro di Red Sparowes, Witchcraft e Orange Goblin). Sciorinano un set di oltre un ora, fatto di sonorità grasse, pesanti, lente, abrasive e ribassate, che traggono spunto dalla lezione dei Trouble, dei Black Sabbath e dei Solstice; sulle quali si innesta un cantato evocativo e pieno di pathos che richiama molto lo stile di Glen Danzig (la cosa traspare più su disco che dal vivo). Hanno riproposto tutti i principali cavalli di battaglia della loro discografia (2 album e svariati split e 45 giri), da Age of Christ, a Another black day under the dead sun, Doomhalcohololocaust (un nome, un programma) e ci hanno omaggiato anche con un' anticipazione che farà parte del nuovo disco ancora in fase di registrazione, Vampires of the sun, caratterizzata da sonorità più hard rock del loro solito. Cosa si può chiedere più ad un concerto che ci ha regalato ultravelocità e iperlentezza a volumi rovinosi? Solo meritato riposo alle orecchie ancora fumanti.

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