DIE KRUPPS
I Die Krupps celebrano la loro lunga e tribolata carriera (interrotta due volte rispettivamente per 4 e 8 anni) con un tour europeo di 28 date in 13 paesi diversi, di cui purtroppo il nostro non è parte. Allo stesso tempo verrà pubblicato durante quest'autunno il nuovo album. A supporto per questa specifica data sono stati chiamati ad aprire la serata i Jesus On Extasy, di cui avevo perso le tracce molti anni fa. L'esordio risale al 2007 con l'album 'Holy Beauty', poi dopo la pubblicazione di altri 3 full-lenght arriva lo scioglimento nel 2014 e la riformazione nel 2020, senza che questa però abbia determinato ad oggi nuove pubblicazioni. Il pubblico sembra comunque non averli dimenticati e si può discernere una discreta conoscenza dei brani proposti. Johnny Tupolev è presente in tutte le date del tour come act atto ad introdurre gli headliner. Il sottoscritto è rimasto piuttosto interdetto dalla proposta, che ho trovato sia di difficile collocazione, sia decisamente poco coinvolgente, ad eccezione del chiacchierare fra i pezzi del frontman, apparso piuttosto spiritoso e autoironico. La ragione per cui li si vede poco in festival del genere risiederebbe, a sentire lui stesso, nella loro eccessiva simpatia rispetto al contesto. I Die Krupps hanno dallo scorso anno un nuovo componente, il chitarrista ex Sisters Of Mercy Dylan Smith, e come nella precedente occasione in cui li ho visti esibirsi devo dire che il suo contributo dal vivo è sostanziale, completando ottimamente il sempre energico Jürgen Engler dietro il microfono. Da un tour celebrativo era lecito aspettarsi qualche sorpresa, ma in effetti di sorprendente c'è stato davvero poco, se si considera che dodici dei sedici pezzi proposti erano stati eseguiti durante lo show di poco più di un anno fa. A occupare la gran parte del set sono quinidi ancora una volta i brani tratti dai loro primi due album metal 'I' e 'II - The Final Option': "The Dawning Of Doom", "High Tech/ Low Life", e "Metal Machine Music" nella parte centrale dello spettacolo tratti dal primo; "Crossfire", "To The Hilt", "Fatherland" e "Bloodsuckers" dal secondo, di cui le ultime tre in chiusura di serata. Come al solito una parte rilevante spetta anche all'album 'The Machinists Of Joy', il lavoro che a forza di club hit li riportò alla ribalta nel 2013, sedici anni dopo il precedente 'Paradise Now'. E allora il concerto si apre con "Nazis Auf Speed" e "Schmutzfabrik" per proporre poi dallo stesso album l'immancabile ed entusiasmante "Robo Sapien". Fanno parte anche dell'usuale repertorio un paio di cover "Der Amboss" dei Visage (anch'essa onnipresente nei club tedeschi) e "Industrie-Mädchen" dei S.Y.P.H. Allora rimane da citare, fra ciò che forse era meno ovvio, la presenza di due brani nuovi, preludio probabilmente dell'album imminente oltre ad un brano tratto da 'Paradise Now', ultimo e meno noto degli album metal degli anni 90 prima del secondo scioglimento, "Black Beauty White Heat". Rietrati sul palco dopo essere stati richiamati a gran voce dal pubblico (il locale era per l'occasione sold out) i Die Krupps propongono in chiusura "Machineries Of Joy", un pezzo che, in varie forme, risale ai primi anni '80 ed è l'unica testimonianza di questa fase della loro carriera che è consueto sentir suonare dal vivo. Si è detto e descritto diffusamente come la serata, contro forse le aspettative, abbia avuto ben poco di speciale, nonostante la ricorrenza. Questo però nulla toglie all'esibizione dal vivo in se che come sempre è stata coinvolgente. Jürgen Engler ha l'aria di divertirsi ancora da pazzi sul palco, e anche a 60 anni passati ha energia da vendere. Il solito ottimo spettacolo dal vivo, fra metal, industrial e electro.

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