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X-MASS FESTIVAL 2003

E' un Transilvania Live piuttosto desolato quello che mi si presenta davanti alle 13, un'ora prima della prevista apertura dei cancelli (che è invece avvenuta alle 16 a causa di un ritardo accusato da tour bus e strumenti al seguito per arrivare da Vienna, tappa che ha preceduto quella meneghina); ho poi saputo che molte persone si sono recate al Rolling Stone ignare del cambiamento di location...aggiungete il vento modello 'bora di Trieste', il freddo che ha perseguitato i poveretti in attesa all'esterno dai cancelli, lo sciopero dei mezzi pubblici e capirete il perchè di tale desolazione, poi comunque compensata da una buona affluenza, diluita nell'arco del concerto. Appena entrato nel confortevole club, i poveri MISERY INDEX si trovano a suonare di fronte a una ventina scarsa di persone (la security stava facendo entrare a gruppi di dieci); c'è da dire che la band americana ha comunque dimostrato affiatamento e una compattezza non indifferente, che ha piacevolmente sorpreso le tante persone che non li conoscevano; avendo avuto la possibilità di recensire il loro secondo album "Retaliate" sapevo già cosa aspettarmi, ma il combo statunitense non mi ha per niente deluso e, nel poco tempo a disposizione, ha fugato ogni dubbio che poteva saltar fuori da un ascolto del platter sopracitato. Voto: 7 Dopo un brevissimo check salgono sul palco i GRAVEWORM, band altoatesina che ha recentemente dato alle stampe "Engraved In Black", lavoro che non ho apprezzato particolarmente e che ritengo poco ispirato nonostante i ragazzi sappiano il fatto loro. Purtroppo, se già su disco i sei italo-tedeschi non convincono appieno, dal vivo la situazione peggiora non di poco; chitarre confuse e indecifrabili, tastiere inesistenti, batteria incomprensibile, il tutto ricorda in maniera inquietante le pessime performance alle quali gli albionici Cradle Of Filth ci hanno abituato da svariati anni. Il singer Stefan è quello che trae più giovamento dalle assi del palco, abbandonando la voce monocorde sfoggiata su disco. Purtroppo, una bella prestazione canora e un ottimo pezzo come "Legions Unleashed" non hanno salvato i Graveworm dal fornire una pessima prova. Da rivedere. Voto: 4 1/2 Tocca ora ai signori DEW-SCENTED. Personalmente, non ho mai nascosto la mia stima nei confronti di questi cinque tedeschi, che da diversi anni ormai mietono vittime con il loro thrash metal d'assalto. Etichettati dai più come 'sempre uguali' e 'monotoni' (dalle stesse persone che poi elogiano i Manowar...), i Dew-Scented se ne fregano e si presentano davanti al pubblico senza intro e sparano subito in faccia "New Found Pain"; il suono è semplicemente perfetto, e il singer Leif (un personaggio tanto animalesco sul palco quanto schivo e riservato nelle situazioni off-stage) sbraita furente i suoi testi grondanti odio; la band ha deciso di giocarsi il tutto per tutto puntando esclusivamente su brani degli ultimi due album ("Inwards" e "Impact"), e il risultato non delude. "Cities Of The Dead", introdotto con un 'I wanna see some italian violence here in the front' dal singer, "Soul Poison", "Acts Of Rage" e "Bitter Conflict", dedicata a Peso e ai Necrodeath, hanno marchiato a fuoco un concerto indimenticabile, forse addirittura superiore a quello dei 'nonni' Destruction. Senza giri di parole, i Dew-Scented sono la miglior band thrash attualmente in circolazione. Voto: 10 Entrati nel vivo del festival già con i Dew-Scented, il pubblico attende ora con impazienza gli AMON AMARTH, band che non ho mai amato particolarmente ma che ritengo comunque più che valida. La loro prova è stata sicuramente impeccabile, anche se forse il tempo a disposizione un po' esiguo, costringendoli a tagliare molti classici; il singer Johann è probabilmente il frontman più rozzo che abbia mai visto (è riuscito a far sentire il suo ruggito alle prime file senza microfono e con la band che suonava sotto, non dico altro...), e come un condottiero vichingo conduce il pubblico attraverso brani spaccaossa quali "Versus The World", title-track dell'ultimo lavoro, "Bastards Of A Lying Breed", "Masters Of War" e la maestosa "Victorious March" che è riuscita a mettermi i brividi; un'ottima performance senza dubbio, peccato per la breve durata. Voto: 7 1/2 Visti da molti come un nuovo modo di intendere il classico death metal di stampo americano, i NILE tornano in Italia dopo il devastante passaggio in occasione del A Day At The Border; purtroppo, un set leggermente più lungo e un pubblico più mirato non hanno comunque permesso che tutto andasse liscio. Praticamente tutti i membri della band (ad esclusione del mostruoso Laureano, che ha però eseguito qualche passaggio in modo non totalmente corretto) hanno avuto problemi di suono e/o volume, in particolar modo Karl Sanders che ha passato più tempo accanto al mixer e al suo amplificatore che davanti al microfono. Tolto ciò, i quattro statunitensi non hanno avuto la minima pietà per l'audience, violentandola selvaggiamente e dandole il colpo di grazia con quel proiettile che risponde al nome di "Black Seeds Of Vengeance" (raramente ho visto un pogo così selvaggio...). Come ho già detto, se il set fosse stato più lungo e al netto di problemi acustici, i Nile si sarebbero meritati la palma di miglior gruppo della giornata insieme ai Dew-Scented...purtroppo non è andata così, ma c'è ancora tempo, si è visto che i Nile non sono umani e questo tanto basta... Voto: 8 Arrivati ormai ai due headliner gli areatori del locale hanno deciso di mettersi in funzione al massimo della potenza; considerando che il check tra Nile e Destruction è stato particolarmente lungo, che tutti eravamo sudati e che l'aria fredda che usciva da quelle maledette grate sotto il palco mi stava facendo venire i reumatisimi, mi ritengo fortunato ad essere tuttora in salute. Parlavamo dei DESTRUCTION... anche loro reduci da un passaggio nello stivale (al Gods Of Metal), presentano in questa sede il nuovo album "Metal Discharge"; beh c'è ben poco da dirvi, il pubblico ha assistito a un concerto del trio tedesco suonato e interpretato come al solito...potenza, sudore, headbanging (con Schmier che troneggia alternandosi tra i due microfoni ai lati del palco e il folletto Mike a supportarlo, dimostrandosi un chitarrista decisamente valido), le solite frasi di circostanza e i soliti proclami, che però fa sempre piacere sentire; "Curse The Gods" e "Total Desaster" rappresentano la doppietta micidiale che ci accoglie, aprendo la strada ai vecchi classici ("Eternal Ban", "Life Without Sense", "Invincible Force", "Bestial Invasion") e a nuove composizioni ("Metal Discharge", "The Ravenous Beast" e "Desecrators Of The New Age") che fanno la felicità di ogni thrasher presente. I suoni sono curati e lo spettacolo è assicurato quando si ha a che fare con il trio tedesco, e si passa volentieri sopra ai piccoli errori commessi dalla band. Un'icona del thrash che continua a splendere di luce propria...adesso però aspettiamo la prossima calata italica dei Sodom, eheh... Voto: 9 Ero molto curioso di vedere i DEICIDE; avevo sempre sentito parlare bene del gruppo americano in sede live, e tutto ciò mi è stato confermato dai miei occhi e dalle mie orecchie. Parlando francamente i Deicide, sul palco e dal punto di vista strettamente musicale, sono una fottuta macchina da guerra. Il suono di Benton e soci era qualcosa di spaventoso, con chitarre compresse in maniera assurda e una batteria che faceva tremare il palco. Detto così potrebbe sembrare tutto perfetto, e invece no. Perchè una band headliner come i Deicide NON può suonare solo 45 minuti, non può scendere dal palco senza salutare nessuno e senza concedere nemmeno un bis che sia uno. Passi per l'atteggiamento totalmente distaccato sul palco (i fratelli Hoffmann non hanno fatto altro che guardare le rispettive chitarre e fare headbanging da soli per tutta la durata del concerto) e le stupidaggini dette dal signor Benton al pubblico, ma se fossi stato un fan accanito dei Deicide, magari al mio primo concerto, mi sarei offeso non poco. Come ho già avuto modo di dire, la band è stata pressochè impeccabile e ha sciorinato le solite bordate di death floridiano, "They Are The Children Of The Underworld" (posta in apertura), "Dead But Dreaming", "Bible Basher", "Once Upon The Cross", "Deicide", "Sacrificial Suicide", "Dead By Dawn". Tutto perfetto ma, come ho fatto presente, troppo corto...e il perchè mr.spocchia (Benton) si ostini a non proporre un classico come "Satan Spawn, The Caco-Daemon" dal vivo ancora non lo capisco. Voto: 8 1/2 Tirando le somme questo X-Mass Festival è stato senza dubbio un ottimo happening, ricco di gruppi che non passano spesso in Italia e che ha placato di sicuro l'appetito di tanti cultori di sonorità estreme sparsi in giro per la penisola. La prossima volta però pubblicizzare un po' di più il cambio di venue sarebbe una buona idea...

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