ARCH ENEMY: Blood Dynasty
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31/05/2025Con 'Blood Dynasty' gli Arch Enemy si presentano con il consueto biglietto da visita: riff massicci, produzione tirata a lucido e quella sensazione di déjà-vu che ormai accompagna ogni loro uscita da diversi anni a questa parte. Nonostante proclami ambiziosi di “spingere oltre i confini”, quello che ci arriva è un disco che suona come una raccolta di idee riciclate, ben eseguite, ma altrettanto dimenticabili. L'album si apre con "Dream Stealer", un pezzo che vorrebbe incendiare l'ascoltatore, ma che si limita a riproporre il solito copione fatto di ritornelli anthemici e break prevedibili. Subito a ruota "Illuminate the Path" tenta timidamente di spezzare la monotonia inserendo qualche linea vocale pulita, ma l'effetto finale è quello di una band che annaspa per sembrare moderna senza riuscirci davvero. A metà album arriva "Vivre Libre", la tanto chiacchierata traccia in francese: una scelta stilistica interessante sulla carta, ma che nella pratica suona forzata, quasi come se il gruppo cercasse disperatamente un colpo ad effetto di cui vantarsi nei comunicati stampa. Si ritorna su binari più prevedibili con "Paper Tiger", brano che prova a tirare fuori l'aggressività delle origini, ma che finisce per sembrare una copia sbiadita dei loro momenti migliori. Il disco si chiude con "Liars & Thieves", una traccia più potente e serrata che arriva troppo tardi per risollevare l'impressione generale: un compitino ben fatto, privo però di quel mordente che un tempo rendeva gli Arch Enemy una band davvero imprescindibile. La produzione di Jens Bogren è come sempre perfetta nel suo sterilizzare ogni imperfezione, rendendo il tutto estremamente pulito. E forse anche per questo ancora più privo di anima. Ogni nota è al posto giusto, ogni assolo è impeccabile, eppure manca completamente quel senso di urgenza, di pericolo, di fame che dovrebbe trasudare da un disco metal degno di questo nome. In sintesi, 'Blood Dynasty' è la fotografia di una band che sa ancora suonare benissimo, ma che sembra accontentarsi di ripetere sé stessa all'infinito, offrendo ai fan un'esperienza che più che entusiasmante è semplicemente "familiare". Una sicurezza, certo, ma anche tanta noia.
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