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ASHLEY HERSEY, IAIN: THE HOLY GRAIL

data

08/02/2006
78


Genere: Hard Rock
Etichetta: Lion Music
Anno: 2005

Un americano a Londra. Rimasto fermo agli anni '70, per giunta. Precisazione dovuta, ma che va oltre il mero concetto del tempo quando si ha tra le orecchie un disco di tale portata. Un disco ed un chitarrista che per quanto non siano interessati a suonare moderni pur rimanendo ancorati al passato (vedi in tal caso l'atto rivalutativo in chiave coeva di Kotzev e dei suoi Brazen Abbot), riescono a convincere ed a risultare spudoratamente attuali grazie alla qualità assai elevata dei brani, ed a quel tocco in più che Iain riesce a donare ai brani coniugando un guitar-work che non diventa mai chitarrismo, ma solo una accesa, coinvolgente passione per quello che sta facendo. E quando si ha a che fare con un artista che si mette al servizio del rock n roll, e non lo sfrutta, l'apprezzamento dovrebbe esserci a prescindere(come diceva un tempo Rascel). Al di là delle fisime, "The Holy Grail" è la seconda prova del chitarrista americano infatuato del British Rock di scuola classica. Un sound che si rifà a band come Bad Company, Rainbow, e che tende più verso i primi rispetto ai secondi grazie ad un maggiore influsso blues che caratterizza quasi tutti i brani. Dietro al microfono si succedono diversi singer, e tra questi spicca certamente Graham Bonnet(Rainbow, Impellitteri, MSG, Alcatrazz) che a 60 anni tondi riesce ancora a lacerarti dentro come nelle granitiche "Walkin' The Talk-Vox" e nella title track. Ma la palma come miglior brano, al di là delle prestazioni vocali di Bonnet, così come quella lodevole di Carsten Schulz degli Evidence One, escludendo l'unico punto che lascia qualche dubbio(la strumentale "Toccata in D Minor"), è chiaramente "Lost & Foolish". Magnetica, elettrica, ed un grandissimo assolo che conferma l'atto di superiorità in fatto di feeling che raramente si riesce a trovare negli ultimi tempi. A chiudere l'album una lunga stumentale, "Auf Wiedersehen", ballad dai connotati malinconici che ricorda le migliori prove di Gary Moore, e che suggella un lavoro passionale ed autentico, senza fronzoli, che mira direttamente all'essenza.

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