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BLACKMORE'S NIGHT: GHOST OF A ROSE

data

18/08/2003
65


Genere: Folk Prog
Etichetta: Steamhammer / SPV
Anno: 2003

Signori e signore è tornato il menestrello! Il signore delle sei corde, che da oltre 40 anni delizia le orecchie del popolo rock e non, dopo aver scritto la storia del rock stesso, prima con i Deep Purple e poi con i suoi Rainbow, si ripresenta al cospetto dei suoi "sudditi", con quello che da oltre un lustro è il suo nuovo progetto musicale. i Blackmore's Night. Come tutti saprete, Mr. Blackmore, da qualche anno in qua, insieme alla sua stupenda signora, Candice Night, ha deciso di dare vita alla sua passione di sempre, ossia suonare musica folk celtica con reminiscenze medieval-rinascimentali. Con questo "Ghost Of A Rose" siamo, quindi, a quota quattro nel computo degli album di questa "new age" of Blackmore's career (escludendo il doppio live dell'anno scorso), e la storia, ancora una volta si ripete: ci sono i nostalgici che vorrebbero sentire ancora il vecchio Blackmore dei Deep Purple e, ancora di più, dei Rainbow (il sottoscritto in primis!)…ci sono, poi, anche gli appassionati di un certo tipo di sonorità new age-medioevali, che a sorpresa si son visti piombare "nel genere", un genio-mostro ed è lungi dalla loro volontà volerlo perdere in favore di sonorità più "hard" oriented. Fatto sta che Ritchie e Candice, procedono imperterriti con il loro progetto, infischiandosene delle critiche, dei commenti e delle proteste. Ma lasciando perdere questo discorso e venendo al disco, si può notare subito di come le cose non siano cambiate affatto rispetto al passato. La proposta di "Ghost Of A Rose" è la medesima dei suoi predecessori: ballate semi acustiche alternate a brani un po’ più movimentati e lievemente elettrici, il tutto condito con il solito gusto folk medioevale e rinascimentale…musica alla corte del Re, questa potrebbe essere la definizione più calzante per la musica che giunge alle orecchie. A questo punto, però, mi viene da dire che l'effetto novità del bellissimo "Shadow Of The Moon" e dell'altrettanto interessante suo seguito è ormai scemato, quindi, questo nuovo capitolo della saga di Re "Riccardo Più Nero", mi pare non aggiungere nulla di interessante a quanto già detto. Se il precedente "Fires At Midnight" possedeva quel qualcosa in più in fatto di dinamismo, con "Ghost Of A Rose" si torna, a mio parere, parecchio indietro. Certo, la musica che fuoriesce dagli altoparlanti è molto gradevole, delicata, soave, fa sognare e catapulta in un'altra epoca. L'ascoltatore è cullato dalla delicatissima ed amabile voce della meravigliosa Candice, dalle migliaia di sfumature della stratosferica chitarra di Blackmore e dal tappeto folk di tutta la sezione strumentale. Parlando di musica e non paragonando il lavoro a quanto già prodotto in passato dalla band inglese, ci sarebbe da saltare dalla sedia per l'emozione, lo sbalordimento e l'entusiasmo…la tecnica, come immaginabile, è sopraffina e tutto risulta è perfetto. Per quanto riguarda le canzoni presenti nell'album, direi che spiccano il singolo "Way To Mandalay", un brano psichedelico e progressivo, che tanto ricorda i Rainbow dei 70s, la bella titletrack, la ballad emotiva "Where Are We Going From Here" e la cover dei Jethro Tull "Rainbow Blues" (paradossalmente il brano da me preferito insieme al già citato "Way To Mandalay"), un gran rock blues (finalmente) elettrico, suonato secondo lo stile ottantiano dei mai dimenticati Rainbow! In definitiva, come si potrà anche capire da ciò che ho scritto, il disco in questione è molto controverso: se da un lato è tecnicamente ed emozionalmente perfetto, dal punto di vista dell'evoluzione, della novità e, soprattutto, delle aspettative che tutti hanno da Ritchie Blackmore, il disco risulta un po’ limitato e deludente. Non mi dilungo ulteriormente, penso che la cosa migliore da fare sia di ascoltare il disco e farsene un'idea personale…non preoccupatevi, è piacevole (almeno per un po’ di tempo, poi annoia!), soprattutto se non avete mai ascoltato altro materiale del gruppo. Concludo giustificando il mio voto: 90 alla tecnica, al feeling ed all'atmosfera creata; 40 alla povertà di idee e al poco dinamismo…come nella migliore tradizione scolastica, facciamo la media aritmetica.

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