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DARK ANGEL: TIME DOES NOT HEAL

data

07/01/2004
100


Genere: Thrash Metal
Etichetta: Under One Flag
Anno: 1991

Partiti come formazione di seconda fascia, dietro a tutto il carrozzone thrash che ha regnato negli anni ottanta, i Dark Angel hanno raggiunto lo status di vera e propria cult band nel 1991, anno di uscita del loro capolavoro “Time Does Not Heal”, album che si inserisce di diritto tra i primi dieci dischi thrash di sempre. Ovviamente gran parte del merito va a colui che considero, assieme a Dave Lombardo, il miglior drummer del pianeta, Sua Maestosità Gene Hoglan. Ma non solo: l’immenso batterista si rivela anche essere un ottimo compositore, sia dal punto di vista musicale, sia da quello testuale. Le lyrics di “Time Does Not Heal” infatti vanno a comporre il puzzle di un concept incentrato sul binomio piacere-dolore, e sulle crepe fisiche e psichiche che quest’ultimo lascia nella vita delle persone. Il momento narrativo più significativo e più terrificante si raggiunge quando il tema in primo piano è lo stupro, dove dolore e piacere, drammaticamente inscindibili, si guardano negli occhi. I Dark Angel rappresentano tutto il turbamento di cui sono capaci con oltre sessantacinque minuti di pura ossessione, attraverso un thrash metal cupo, rabbioso e intriso di dolore fino al midollo. L’opener che da il titolo all’album ha un incipit trascendentale che fissa subito le coordinate dell’intero lavoro: il thrash studiato dai Dark Angel è un’armata inarrestabile, un concentrato di violente pulsazioni che si concretizzano nelle rullate di Hoglan, una serie infinita di riff maciniati senza sosta dalle asce del duo Eriksen-Meyer, per non parlare della voce impetuosa di Rinehart, splendida nell’interpretare ogni singola nota con la giusta dose di feeling. Brani come “An Ancient Inherited Shame” o “Trauma And Catharsis” parlano da soli e il loro verbo è il thrash metal dirompente sostenuto dal drumming geniale di Hoglan, capace di far apparire semplicissimi anche quei passaggi che per altri sarebbero impossibili. E da seguire, in parallelo, c’è sempre il filo conduttore delle lyrics; i testi di Hoglan (integrati parzialmente da Rinehart) sono una fredda e spietata rappresentazione delle drammatiche situazioni esposte (“My flesh is but a portal now to wisdom and truth I am avowed”, “You come along with your invasion, your act of violence not of lust upon me”). “Time Does Not Heal” è un momumento assoluto del thrash metal. Da avere e conservare a fianco di titoli quali “Reign In Blood”, “Master Of Puppets” e così via…

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