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ECCLESIA: De Ecclesiæ Universalis

data

24/12/2020
80


Genere: Heavy Doom
Etichetta: Aural Music
Distro:
Anno: 2020

Gli Ecclesia sono una recente formazione francese al suo primo esordio in Long Playing, e come appare chiaro fin dal moniker stampato in copertina e dalle foto del booklet, i temi trattati nelle liriche si rifanno alla tradizione clericale e guerresca medievale. In questa atmosfera mistica che richiama alla memoria i secoli bui dell'inquisizione, sulle note dei canti gregoriani che si fondono alle urla dei sofferenti eretici condannati al rogo, in un olezzo di incenso soffocante ha inizio il cupo cerimoniale che si dipana attraverso i dieci capitoli che compongono questo disco. "Vatican III" si apre con un riff frenetico di chitarra che spalanca le porte ad un arrangiamento organistico pomposo; brano decisamente up-tempo maestoso che ricorda le atmosfere oscure di King Diamond in capolavori come 'Abigail'. Quel senso di inquietudine e di oscurità prosegue con "Ecllesia Sathani", uno dei brani più riusciti del disco, dal sapore melodico ed allo stesso tempo sinistro con i suoi ritmi più cadenzati in stile doom ed un refrain di pura matrice heavy metal nel quale è possibile apprezzare l'enorme dote canora di Frater Arnhwald. La propensione dei nostri per le sonorità doom è chiara ed evidente soprattutto in brani come "Montségur" dal retrogusto epico che narra le vicende dell'assedio alla omonima fortezza, o "Antichristus", nelle cui trame è possibile scorgere la pesante influenza dei Candlemass. Anche "God’s Trial" si colloca sulla scia del doom dalle tinte fosche con i suoi riff granitici dalle sature e grevi distorsioni. Più classico invece "Behold the Heretic Burning" che si pone tra il proto-doom dei Black Sabbath e le sonorità più stoner oriented degli svedesi Spiritual Beggars. Trova anche spazio, nelle note conclusive, un tributo ai Venom con "Burn the Witch", cover del brano "Don't Burn The Witch" estratto dal celebre lavoro 'Black Metal' datato 1982. Ottima reinterpretazione in stile Ecclesia e brano più aggressivo e rude dell'intero platter con una linea vocale graffiante che sfocia in un rabbioso growl. E in uno scampanio quasi festoso e leggero, accompagnato da quei canti gregoriani che avevano introdotto le prime battute di questo cerimoniale, gli Ecclesia si congedano e ci annunciano che "missa est" e sentiamo di potercene andare "in pace" e soddisfatti, almeno fino alla prossima funzione.

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