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KATATONIA: DANCE OF DECEMBER SOULS

data

25/12/2005
86


Genere: dark/doom
Etichetta: No Fashion
Anno: 1993

Parlare di un album come 'Dance Of December Souls' degli svedesi Katatonia, é un po' come parlare di albums come 'British Steel' o 'Reign In Blood', i cosiddetti capolavori della musica Metal. Nel nostro caso il primo vero full lenght di Blackheim e soci, uscito un anno dopo l'EP 'Jhova Elohim meth... The Revival', rappresenta il punto di partenza per tutto il filone cosiddetto "suicida" che affonda le sue radici nel BM e nel doom, basandosi proprio su ciò che i Katatonia produssero nel 1993 con queso album. Similitudini con la precedente release le possiamo trovare in fatto di line-up (inalterata) con Jonas Renske (voce e batteria), Anders Nystrom (AKA Blackheim, chitarre) e Guillaume Le Huche (AKA Israphel Wing al basso); la struttura dell'album rispecchia quella dell'EP precedente, con intro e outro strumentali che aprono e chiudono i giochi. Differentemente da 'Jhova...' invece, lo stile del gruppo si è andato plasmando e concretizzando maggiormente divenendo più personale (anche se richiami ai primi Paradise Lost ci sono ancora) e difatti le canzoni contenute qui sono decisamente migliori sia come songwriting che come resa finale (merito anche della produzione ad opera di Dan Swano). Anche in questo caso J. Renske occupa la duplice veste di cantante e batterista del gruppo e anche quesat volta sarebbe stato auspicabile un cantante più dotato a ricoprire un ruolo fondamentale, essendo Renske dotato solamente di pathos e cattiveria a volontà, ma deficitando di potenza vocale; le profonde e bellissime armonie tristi del primo episodio sono riproposte anche qui, se possibile amplificandone la portata (canzoni come "In Silence Enshrined" o la cattivissima "Tomb Of Insomnia" ne sono fulgidi esempi) il tutto accompagnato da una veste grafica decisamente migliore e più d'atmosfera con le canzoni. 'Dance Of December Souls' è uno di quesi dischi che parlano da soli, non hanno bisogno di troppe presentazioni, così maledettamente morboso, suicida e desolatamente triste per poter essere apprezzato da tutti, ma incredibilmente splendente di pura e autentica bellezza, che basterebbero un paio di ascolti per innamorarsene perdutamente...

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