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LINEAR SPHERE: REALITY DYSFUNCTION

data

23/04/2006
77


Genere: Prog Metal
Etichetta: Autoprodotto
Anno: 2006

Partiamo subito dicendo che l'etichetta di prog metal non spiega al meglio quale sia il genere proposto dagli inglesi Linear Sphere, al loro esordio musicale, ma è quello che gli si avvicina di più. Questo perchè i cinque ragazzi anglosassoni mischiano i dettami classici del prog metal con spunti fusion, momenti di cattiveria pura ma soprattutto con un utilizzo della voce molto particolare: il vocalist Geron si muove anche nello stesso brano con impronte diverse che vanno da attimi growl, urla, distorsioni ad altri più tranquilli. Il risultato d'insieme è qualcosa che può spiazzare sia nel bene che nel male: i puristi potrebbero non apprezzare questi diversi accostamenti, mentre coloro che preferiscono le contaminazioni potrebbero trovare nuova linfa dai Linear Sphere che già dal primo disco hanno deciso di fare "di testa loro". Al di là dei piaceri musicali dei singoli, bisogna ammettere che la tecnica dei vari componenti è molto valida, su tutti spiccano i due chitarristi capaci di passare da assoli tecnicissimi a momenti di pura potenza, e che il lavoro di stesura del disco è stato fatto in maniera certosina anche per quel che riguarda i testi e i concetti espressi, sempre cupi e oscuri, che analizzano cosa si nasconde dietro le varie facciate dei giorni nostri accennando a teorie di cospirazione tipo Illuminati, New World Order e simili. Analizzando le vari tracce possiamo dire che si parte subito in maniera forte grazie all'opener Reversal, dove tutte le caratteristiche sopra descritte vengono messe in mostra nei suoi 11 minuti di durata facendo subito capire che ci si trova ad ascoltare qualcosa di diverso dal solito. Father Pyramid mette in mostra tecnicismi di altissimo livello con la voce di Geron da black metal; Ceremony Master accosta un'intro quasi ambient ad atmosfere oscure e voce quasi screaming e così si continua con Division Man; Life Of Gear e Marketing rallentano un attimo, soprattutto la seconda, con delle chitarre quasi acustiche aiutando l'ascoltatore a riprendere fiato un attimo prima del grande finale proposta da From Space To Time: una maestosa traccia da oltre 25 che racchiude tutto quello che i Linear Sphere hanno messo in mostra nei pezzi precedenti, ove possibile amplificando ancora le loro caratteristiche. In conclusione ci troviamo di fronte ad un esordio di tutto rispetto che preannuncia un ottimo futuro per questa band inglese, che ha saputo portare una vera ventata di novità in un genere che troppo spesso ci propone gruppi nuovi cloni di Dream Theater & co. Consiglio comunque un ascolto preventivo perchè non tutti potrebbero apprezzare gli accostamenti musicali e vocali dei Linear Sphere, ma credo che nessun potrà dire che questi ragazzi non abbiano delle grandi capacità. Attendiamo con curiosità la risposta del pubblico a questo lavoro ed anche il loro secondo disco per vedere se riusciranno ad imporre questa loro nuova via.

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