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MANIMAL: Trapped In The Shadows

data

03/12/2015
70


Genere: Heavy Power Metal
Etichetta: AFM Records
Distro:
Anno: 2015

La Svezia è da sempre considerata la culla della tradizione metal, o quantomeno di un certo tipo di metal. Mi riferisco al melodic death dei Dark Tranquillity o al power/prog degli Evergrey e via discorrendo. Le band citate poco sopra hanno una cosa in comune tra loro e con la band di cui andiamo a parlare ora, tutte e tre provengono dalla costa ovest, precisamente dalla bellissima città di Göteborg. I Manimal, diversamente dalle altre due band conterranee, propongono un heavy con forti contaminazioni power metal e la cosa è evidente sin dal primo dei dieci pezzi che compongono questo 'Trapped In The Shadow', seconda fatica degli svedesi. Il disco si apre con "Irresistible", primo singolo estratto dal disco dal sapore Judas Priest del periodo 'Painkiller', ma con richiami anche ad atmosfere marcatamente più cupe ed apocalittiche che ci rimandano al periodo di 'Jugulator', con la voce di Samuel Nyman che ricorda entrambi i singer del Prete Spia. Già dal secondo pezzo le contaminazioni power metal si fanno più evidenti, "March Of Madness" ha il tipico pattern ritmico del brano power di stampo europeo, eppure non risulta banale, merito di un ritornello di grande impatto e di una sfumatura "darkeggiante" e cupa del sound che ammanta tutto il disco. Non a caso il pezzo successivo si chiama proprio "The Dark" ed è contraddistinto da un incedere più cadenzato, grave e con un refrain ossessivo. Ma i riferimenti al power metal europeo non finiscono di certo qui, "Silent Messiah" è un altro tributo al power metal, questa volta scandinavo, alla Stratovarius, con cui il singer svedese ha in comune il range vocale. Se da un lato i Manimal sembrano pescare a piene mani da quello che è il power metal europeo, dall'altro non si può non riconoscere tra i brani che compongono questo lavoro una componente più "made in U.S.A.". Brani quali la title track e la finale "Psychopomp" risentono molto dell'influenza dei Queensrÿche di 'Operation Mindcrime', specie nei tratti più pacati ed acustici di "Psychopomp" che rimanda alla celebre "The Mission" del capolavoro della band di Geoff e soci. Menzione particolare la merita il brano "The Journey", forse il più melodico tra tutti grazie ad una voce più profonda e meditativa nell'intro e all'uso di un malinconico pianoforte che accompagna il canto limpido di Samuel Nyman e quello graffiante ed urlato di Udo Dirkschneider, special guest che non ha bisogno di presentazioni. Il punto di forza di questa band che la rende interessante e di piacevole ascolto è proprio l'abilità del quartetto svedese di mescolare parti melodiche e sonorità più pesanti ed a tinte fosche, evitando di cadere nei clichè del genere, ricordando a tratti i pregevoli lavori dei succitati conterranei Evergrey, quantomeno nelle atmosfere create.

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