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METAL CHURCH: THE WEIGHT OF THE WORLD

data

23/07/2004
75


Genere: Heavy Metal
Etichetta: SPV
Anno: 2004

Dopo la delundente reunion che aveva partorito l'altrettanto delunte disco, "Masterpeace", la leggendaria band di Seattle torna con una nuovissima formazione ed un disco che potrebbe essere un altro grande inizio se il soldalizio dovesse continuare. Il timoniere Vanderhoof chiama a sè navigati musicisti quali Jay Reinolds, che i più attempati lettori ricorderanno tra le fila dei mai dimenticati Malice; Ronny Munroe, ex vocalist dei Rottweiller, band storica della scena metal di Seattle, e possente ugola a metà strada tra Halford e Ronnie James Dio. Con il sempre fedele Arrington alla batteria e Steve Unger, basso, a completare la sezione ritmica, il buon Kurdt ci serve un disco che se non fosse per una leggera caduta nel finale lo si potrebbe già etichettare come un gradissimo disco alla pari di "Hanging In The Balance", e ben oltre le aspettative. Perchè si, il corso di "Weight Of The World" è quello più propriamente heavy-power classico ed in pieno stile Metal Church, dalle killer song come "Hero's Soul"(di diritto in un ipotetico Greatest Hits), e l'opener "Leave Them Behind"(qui Munroe dà subito dimostrazione delle sue grandi potenzialità lacerando subitaneamente le carni), a brani dal lungo minutaggio come "Madman's Soul" in cui la ritmica cambia frequentemente di pari passo assieme ai riff, intermezzi strumentali suggestivi e con Munroe sempre incisivo: applausi! Occhio di riguardo anche per "Sunless Sky", mid-tempo che cresce ed esplode in una cavalcata finale d'altri tempi ed un ritornello che non si scorda facilmente, e per la travolgente ed epica "Wings Of Tomorrow", tra i migliori brani del lotto. Prodotto sempre da Kurdt in maniera encomiabile, suoni potenti e bilanciati e con l'ennessima orrenda copertina, con le chitarre che scintillano come rasoi che radono volti d'acciaio(e qui la presenza di Reynolds ha fatto molto), "Weight Of The World" perde fascino negli ultimi pezzi risultando scontato e sempliciotto e non riuscendo a coinvolgere e convincere come fino a quel momento. Ma forse chiedere di più sarebbe stato troppo, perchè di calci in culo se ne prendono abbastanza con questo disco.

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