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NAPALM DEATH: HARMONY CORRUPTION

data

25/02/2004
88


Genere: Death Metal
Etichetta: Earache
Anno: 1990

Il terzo album per la band inglese è il primo con Barney Greenway a reggere il microfono ed il carisma del singer in questione è tanto smisurato da non far rimpiangere nessuno dei predecessori. "Harmony Corruption" è la perfetta fotografia di quello che è stato il death metal a cavallo tra gli anni ottanta e novanta e si affianca senza timori ad altri lavori di altre importanti band contemporanee come Death o Obituary. Già l'opener "Vision Conquest" è un assalto che senza pietà ferisce e stordisce l'ascoltatore soffocandolo in un marasma claustrofobico dominato dalla voce disumana di Greenway. Il lavoro svolto dalle sezione ritmica è eccellente: il drumming di Mick Harris è preciso e potente, mentre il basso di Embury, nonostante sia penalizzato in modo eccessivo dalla produzione, si rivela un'arma fidata, perfetta nell'incupire maggiormente il suono già cavernoso del gruppo. "Inner Incinerator", unico brano del lotto a portare anche la firma di Jesse Pintado, si caratterizza per un ritmo iniziale cadenzato e plumbeo, che però viene presto sostituito da un'accelerazione improvvisa ed esplosiva che mette in evidenza tutta l'abilità dei Napalm Death perfettamente a loro agio nel fare accenni a quelle sonorità tipicamente grind che avevano reso celebri i loro primi due album. Trascinante come pochi altri pezzi è sicuramente "Circe Of Hypocrisy", dove l'incedere delle chitarre è supportato da un drumming arrembante ed incredibilmente vario, splendido fondale scenico dinnanzi al quale il growling malato di Greenway veste i panni del protagonista principale. Impossibile non citare brani del calibro di "The Chains That Bind Us" o "Suffer The Children", ruvide mazzate in tipico Napalm Death style. Un'attenta analisi non può certo trascurare le lyrics, monopolio di Embury e Greenway, che affrontano il più delle volte delicati temi politico sociali e comprendono spesso domande lasciate volontariamente senza risposta, come se volessero indurre l'ascoltatore alla riflessione. "Harmony Corruption" è un album sapientemente costruito, senza alcun calo di tensione, capace di immobilizzare l'ascoltatore e forzarlo all'ascolto di tutti i brani proposti

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