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TRANSATLANTIC: The Absolute Universe...

data

22/02/2021
80


Genere: Progressive Rock
Etichetta: InsideOut Music
Distro: Sony
Anno: 2021

I Transatlantic sono un supergruppo composto da quattro grandi personalità, che in passato ha già realizzato alcuni grandi capolavori, "The Whirlwind" su tutti. Sappiamo storicamente però che non è facile che i supergruppi possano funzionare a lungo, proprio per il fatto di comprendere musicisti che non hanno più nulla da dimostrare e che possiedono un prestigio conferito loro da anni di esperienza e di successi. Giunti alla decisione di realizzare il loro sesto studio album, i quattro si incontrano, ma stavolta le cose si dimostrano più complicate del previsto. Infatti, raccolte le idee insieme in Svezia nell'arco di un paio di settimane, ciascuno poi si occupa di registrare le proprie parti autonomamente presso i propri studi personali. Il fatto di lavorare a distanza, comporta però una serie di difficoltà di dialogo e soprattutto sulle decisioni da prendere. Il materiale registrato comincia a crescere a dismisura, facendo propendere alcuni, Roine Stolt in particolare, per la pubblicazione di un doppio album, mentre Neal Morse, sostenuto da Pete Trewavas, pare più propenso a concentrare tutto in un singolo album. Non si riesce a trovare un punto di incontro, finchè Mike Portnoy non propone di realizzare due differenti versioni: ne viene fuori una con un doppio album di circa un'ora e mezza e un'altra di circa un'ora. Non si riesce a trovare però l'accordo neanche per un titolo: Stolt vorrebbe "Forevemore", mentre Morse "The Breath Of Life". Ancora una volta Portnoy cerca di mediare e propone un titolo unitario: "The Absolute Universe", sottotilato poi nelle due differenti versioni. Insomma, una gestazione particolarmente difficile per questo disco, che ha visto contrapporre due autori molto prolifici come Roine Stolt e Neal Morse, in grado di sfornare dischi a ripetizione, con il primo che però, soprattutto da qualche tempo a questa parte, sembra talvolta mancare un po' di capacità di sintesi nel saper discernere cosa possa essere utile o imprescindibile in un'opera: ad esempio, anche nell'ultimo dei The Flower Kings avevamo avuto la sensazione che con qualche traccia in meno il disco avrebbe funzionato molto meglio. Ad ogni modo, non bisogna pensare che "The Breath Of Life" sia una versione semplicemente ridotta rispetto a "Forevemore": sarebbe stato troppo semplice. Si tratta invece di due dischi realmente differenti, dove ci sono anche brani diversi non solo talvolta nei titoli, ma anche con parti strumentali diverse e parti vocali cantate da diversi interpreti. Ci sono tracce presenti nella Extended Version ma non nell'Abridged Version, ma avviene anche il contrario (come nel caso di "Can You Feel It", presente solo nella versione più breve). Tendenzialmente, possiamo dire che nella versione estesa si avverte più forte un'impostazione tipica di Roine Stolt, con brani dal minutaggio più elevato e con più assoli di chitarra, mentre "The Breath Of Life" appare maggiormente appannaggio di Neal Morse e il risultato è tendenzialmente un lavoro più corale e più solare. Le nostre preferenze probabilmente propendono più per questa seconda versione, in generale più equilibrata e più espressiva, però bisogna ammettere come anche in "Forevemore" ci siano parti meravigliose che fa piacere poter ascoltare. Probabilmente, il tutto avrebbe funzionato meglio se la band fosse riuscita a mediare meglio e a far confluire le proprie idee in un qualcosa di più definito. Così, la sensazione è che invece tutto resti aperto, che si tratti di una sorta di viaggio tra universi paralleli: alla fine, le versioni sono state due, ma avrebbero potuto essere anche infinite. Ad un certo punto, però, magari, come avviene di solito, sarebbe opportuno dare alla propria opera una forma ed un'espressione, plasmando le proprie idee in qualcosa di definito. Possiamo anche dire che "The Absolute Universe" sia un capolavoro, anzi due. Però, siamo anche propensi a pensare che, per avvicinarsi alla perfezione, bisogna pure saper decidere e accettare qualche compromesso, a prescindere che ci si chiami Roine Stolt, Neal Morse, Mike Portnoy o Pete Trewavas. 

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