THE ROLLING STONES: Black And Blue - Super Deluxe Edition
E’ il 12 dicembre 1974. Attraverso un comunicato stampa Mick Taylor ufficializza la sua uscita dai Rolling Stones. Siamo alla vigilia di un nuovo album, ‘Black And Blue’. Mick Jagger chiede la disponibilità a Ron Wood (Faces) a sostituirlo, ma Wood non vuole lasciare la sua band. Le registrazioni iniziano e avvengono in tre tempi: tre periodi in cui gli Stones provano più aspiranti chitarristi (Harvey Mandel, Wayne Perkins, Jeff Beck, Eric Clapton, Rory Gallagher, etc). Primo periodo di registrazione: dicembre del ’74 a Monaco di Baviera. Secondo periodo: gennaio-febbraio 1975 a Rotterdam. Terzo periodo: marzo-aprile 1975 a Monaco di Baviera. In quel frangente, fino a qualche giorno prima, i locali della Musicland Studios erano prenotati dai Led Zeppelin; Page chiede infatti a Jagger di posticipare l’arrivo di tre giorni per completare il suo lavoro. Monaco diventa luogo di perdizione (ozio, eroina), di divisione (anche i Led stavano rischiando un divorzio, Page in perenne stato di coma, Plant ingessato), e allo stesso tempo Rotterdam/Monaco diventano siti collante per provini, jam session e luoghi per concretizzare produzioni (‘Presence’, Led Zeppelin). Il 15/04/1976 uscirà in USA ‘Black And Blue’ edito dalla London, ed il 23/04/1976 in UK edito dalla Decca. Ma oggi la Universal Music decide di promuovere un’edizione imperdibile super deluxe dell’album con un ricco cofanetto. E’ un prodotto dalla maggior chiarezza (ora remixato da Steven Wilson), che nel tempo ha dimostrato come gli Stones siano riusciti con arte ed ironia a riconoscere di essere dei veri “aficionados” della musica nera e di essere consapevoli della distanza che li separasse, ma che “giocando” e soprattutto “collaborando” con altri musicisti potevano rendere credibile anche un’occasione di svago che sulla carta ne avrebbe delineato subito i propri limiti. Rientrano nel primo periodo di incisione la cover reggae "Cherry Oh Baby" di Eric Donaldson (durante le registrazioni di ‘Exile On Main St.’ Watts e Jagger ascoltavano spesso il genere per passione), e "Fool To Cry". Quest’ultima canzone da ricordare. Non per essere stata criticata dagli stessi fan per essere troppo zuccherosa, prolissa e noiosa, ridicolizzata dallo stesso Richards (nei suoi episodi di sonnolenza live), ma da celebrare per la leggendaria presenza al pianoforte di Nicky Hopkins, grande session man. Jagger canta in falsetto con stile alla Don Covay ("Mercy, Mercy"), si sofferma sulle vocali ed imita sua figlia Jade, ma diventa un "papà rock" quando le ruba le parole e afferma, tonalizzando in modalità bassa/punk, di "essere uno sciocco certificato"! Intanto la chitarra di Richards comunica come il miagolio di un gatto. Rientra nel secondo periodo di registrazione la R & B a due voci "Melody" (Billy Preston/Mick Jagger), traccia dalla predisposizione jazzy che nel 1997 verrà coverizzata dal bassista Bill Wyman con i suoi ‘Rhythm Kings’ in una versione claptoniana. Rientrano nel terzo periodo di registrazione tutte le altre. Disco & funk è l’accoppiata scelta da Richards/Harvey Mandel per "Hot Stuff". Provano ad essere radiofonici con qualcosa non propriamente Stones, ma che nasce da un riff di sei corde. Se con questa non hai iniziato a ballare, gli Stones correggono il tiro dance in "Hand Of Fate" con il loro linguaggio, con parole “stoppate”, con ironia (è il racconto di un omicida in fuga), e con l’americano Wayne Perkins che impreziosisce di assolo. "Memory Motel" esprime l’essenza dell’album. Le due chitarre sono due esterni al gruppo (Harvey Mandel e Wayne Perkins). Lo strumento a tasti è fondamentale e si presenta in tre sonorità, sintetizzatore (Preston), pianoforte (Jagger), e tastiera (Richards). Le voci sono armonizzate fra loro (Jagger/Richards). Il testo nella semplicità può essere incisivo come un’asserzione, una verità affermata con la convinzione di un bambino, ("Daddy you’re a fool to cry"), ma dal profondo senso ("Lei ha una mente tutta sua e la usa benissimo"). "Hey Negrita" nasce da un’ispirazione reggae di Ron Wood che si mischia al pianoforte rock di Billy Preston. Se il testo sia sarcastico (perché rivolto alla moglie di allora di Jagger, dal nome Bianca), o se rivolto ad una prostituta sono solo sottigliezze di contorno. Termina l’album "Crazy Mama", canzone che non diventerà mai un classico da concerto. ‘Black And Blue’ è un disco adorabile! Con il secondo disco ‘Outtakes and Jams’, la Universal ci porta agli allenamenti degli Stones, dietro le quinte: tra una demo scartato "I Love A Lady" (già comparso in edizioni non ufficiali con altro titolo); tra un ripescaggio di una cover "Shame, Shame, Shame" (rarità registrata nel ‘77 e pubblicata come 'Lost & Found' nel 2021), e tra le sessioni dei provini di Rotterdam alla ricerca di un sostituto! Entrambe le due tracce si presentano più rifinite, levigate, rispetto alle registrazioni iniziali, iconiche nel falsetto, ariose e leggere. "Chuck Berry Style Jam" è un tributo alla loro preistoria; nel '61 Jagger e Richards si incontrano in stazione. Keith ha la sua chitarra e Mick ha due dischi in mano (Chuck Berry e Muddy Waters). Chi si diverte però in questo boogie rock è Harvey Mandel, uno dei possibili candidati. Il secondo lato è l’extra Stones! E’ come "spiare dal buco della serratura". Jeff Beck si materializza in un lunatico "Blues Jam", in un’inaspettata "Rotterdam Jam" e ci ricorda la sua "Freeway Jam" ('Blow By Blow', 1975) un po’ ripulita. Chissà se esiste una registrazione in merito al provino di Gallangher? Fu convocato anche lui. Aveva passato quattro notti lì. Si narra che probabilmente la sua presenza abbia influenzato la trasformazione del ritmo di "Start Me Up", la cui prima stesura risale al periodo in questione. Ma la chimica che percepisco e non riesco “a trattenere” ascoltando il 'Live At Earls Court 1976' smuove le mie priorità: ascoltare, lasciar andare, catturare le emozioni, percepire differenze, analizzare, soppesare ed immaginare di essere lì! Nella registrazione studio del 1969 la prima traccia "Honky Tonk Women" si presenta con Miller che suona il campanaccio, Watts che entra fuori tempo, Keith per fortuna entra giusto, ed ora sotto il palco tutto cambia: gli Stones tolgono ogni premessa, è proprio Richards che incomincia il live con la sua chitarra. Lo stesso che in un boccone mortifica il brevissimo assolo di basso di "If You Can’t Rock Me" (presente nella registrazione originale), miscelando poi la traccia in un medley con "Get Off My Cloud". Inutile "trattare" dei pezzi di 'Black And Blue': l’atteggiamento degli Stones è unico. Sprigionano suono Motown coverizzando "Ain’t Too Proud To Beg" dei Temptations, con il clavinet di Billy Preston in primo piano e dal solo rock'n'roll. Da copione Chuck Berry non può mancare, quindi parte "Star Star (Starfucker)". La cover di Mississippi Fred McDowell "You Gotta Move" (‘Sticky Fingers’, 1971) è riarrangiata, comincia essenziale, intonata su una slide protagonista e perde il suo sapore primitivo country blues, ma l’innesto del piano elettrico e la coalizione vocale di Billy Preston fanno comunque sognare. Colossale e più diretta "You Can’t Always Get What You Want". In uno scantinato nasce il cavallo di battaglia "Happy" vocalizzato da Richards: pezzo che si presta per tutti i live, come la successiva "Tumbling Dice". Distintiva la parentesi Stones/Preston (soul/funk) con le sue "Nothing From Nothing" e "Outa-Space". Sulla via dell’improvvisazione è tempo di una lunghissima "Midnight Rambler" (11 minuti). "Brown Sugar" scivola più rock dell’originale, più in corsa, meno vintage (meno Roy Orbison) e più cruda (senza il sax). Il riff manifesto di "Jumpin’ Jack Flash" è marcato dal groove basso e aggressivo, ottimo anche il lavoro di Watts. Ma il concerto sta per terminare, lo si percepisce nell’enfasi rivoluzionaria di "Street Fighting Man" e nell’unica esplosione di magnificenza del pubblico (sempre tagliato). Si conclude con la classica "Sympathy For The Devil" (nasceva percussiva e tribale), qui è un’occasione che mette in evidenza la linea di basso di Wyman. 'Live At Earls Court 1976' risulta essere un’altra bella fotografia del periodo, con scaletta differente alla successiva performance già pubblicata ‘Love You Live’, che ritraeva parte degli episodi di Parigi e di Toronto nello stesso periodo. E’ solo rock‘n’roll (ma mi piace!).
P 1976/2025 UNIVERSAL MUSIC
-
Hot Stuff
-
Hand Of Fate
-
Cherry Oh Baby
-
Memory Motel
-
Hey Negrita (Inspiration by Ron Wood)
-
Melody (Inspiration by Billy Preston)
-
Fool To Cry
-
Crazy Mama
-
I Love A Lady
-
Shame, Shame, Shame
-
Chuck Berry Style Jam (with Harvey Mandel)
-
Blues Jam (with Jeff Beck)
-
Rotterdam Jam (with Jeff Beck)
-
Freeway Jam (with Jeff Beck)
-
Honky Tonk Women
-
If You Can’t Rock Me/Get Off My Cloud
-
Hand Of Fate
-
Hey Negrita
-
Ain’t Too Proud To Beg
-
Fool To Cry
-
Hot Stuff
-
Star Star (Starfucker)
-
You Gotta Move
-
You Can’t Always Get What You Want
-
Band Intro
-
Happy
-
Tumbling Dice
-
Nothing From Nothing
-
Outa-space
-
Midnight Rambler
-
It’s Only Rock ‘N Roll (But I Like It)
-
Brown Sugar
-
Jumping’ Jack Flash
-
Street Fighting Man
-
Sympathy For The Devil


Commenti