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HARDSOUNDS FESTIVAL 2014

E rieccoci qua, pronti a celebrare Hardsounds con la settima edizione del festival, ora che ricorre l'undicesimo anno di vita della nostra webzine, con l’ardore e la passione che contraddistingue un amore ricambiato. Per l’occasione il bill è stato più ricco dell’anno precedente (cinque band anziché quattro, ma senza voler mettere assolutamente in discussione, o paragonare il valore delle band nelle due edizioni), con l’onore delle armi destinato ai tarantini Evillive (prima volta a Roma), forti di un melodic death metal di estrazione scandinava (In Flames, Sentenced) che ha immediatamente messo in evidenza le potenzialità delle due asce fin dall’iniziale "Hyperborea", che ha avuto il compito di scaldare i motori che con l’andare dei brani andavano sempre più a pieni giri. Durante il set hanno presentato estratti da 'Tidal', cd che non ha ancora visto la luce, e dal recentissimo mini cd 'Apocryphal Tale' dal quale "Nothing Will Remain", brano di 20 minuti, si è dimostrato essere il più death metal di tutto il lotto delle tracce presentate, dimostrando, anche se al sud non ci sono molte occasioni di mettersi in luce, che la passione e la competenza tecnica fanno da contraltare.

Setlist:
Hyperborea
Tidal Actraction
Depth Silence
Nothing Will Remail

Ai pugliesi si sono succeduti i padroni di casa Sudden Death (ai quali va il nostro immenso ringraziamento per aver messo a disposizione la backline che ha permesso la riuscita del festival), forti di tre lustri di carriera che li ha portati a suonare di spalla a band del calibro di Obituary, Necrodeath, Extrema, Gorgoroth, Aborym, Vital Remains solo per citarne alcuni, e per l’occasione ci hanno 'deliziato' con la quasi totalità di estratti da 'Monolith Of Sorrow', lavoro di imminente pubblicazione, che a giudicare dalla resa live si dimostra davvero interessante. I Sudden Death cavalcano la via che interseca le dissonanze brutali degli Hate Eternal ed il groove death metal che vede i Cannibal Corpse quali leader indiscussi, grazie a quei riff che ti prendono immediatamente alla gola e ti portano a fare headbanging. Magniloquente la prestazione di Andrea Pro dietro le pelli, e del cantante dei Dr. Gore, al secolo Alessio Pacifici (dall’aspetto minaccioso simile ad un giovane Glen Benton) che da questo live ha preso l’incombenza delle vocal; tellurici, devastanti e caciaroni (come si addice ad ogni buon romano) ci hanno asfaltato per circa cinquanta minuti dimostrando che l’anzianità fa grado.

Setlist:
A New Strategy Of Terror
Toxic Devourment
Apocalipse 12.4
Cancer Inhuman
Lycanthropic Lust Re-animator
Too Dead To Fuck
Dressed By The Flesh To Cover The Darkness

I Nero di Marte salgono sul palco carichi e decisi. Forte di un'esperienza dal vivo ormai consolidata, e stimolata all'ennesima potenza dal nuovo album in uscita, la band si presenta all'HS Festival con tutti i presupposti per fare le cose in grande. E così è stato durante l'intero set che ha visto una band in forma che, senza tanti fronzoli, è andata subito al sodo: ritmiche martellanti, chitarre ora ipnotiche, ora laceranti, ed è subito...Nero di Marte. Si parte con "L'eclisse", opener tratta da 'Derivae', e ci vediamo all'improvviso risucchiati nel vortice apocalittico che si viene a creare ai piedi del palco, e che man mano si allarga a dismisura nel locale attirando a sé sguardi, urla, corpi contorcenti, passi incerti. Con "Time Dissolves" lo stato d'animo continua a vagare tra trame mesmerizzanti, mentre con "Dite" i nostri presantano un altro brano del nuovo album, scoprendo a pieno le carte, indicando la direzione stilistica che la band bolognese inseguirà con il nuovo materiale - più atmosfera, meno robustezza sonora. "Convergence" rimette in riga l'audience, trasuda ancora di passato death. Brano in cui Bolognini piazza incredibilmente colpi di batteria a ripetizione, mentre la voce di Sean risale da un profondo abisso in cui sembra sia rimasta isolata per chissà quanto tempo, per trovare oro il suo lancinante sfogo. Il set si chiude con "Il Diluvio", altro nuovo brano che riprende il tema stilistico de "L'eclisse" per portarlo poi verso l'ossessività delle ritmiche, la catarsi introspettiva ed il finale da brividi che va a chiudere una performance esemplare. Avevamo previsto lasciassero il segno, così è stato.

Setlist:
L'eclisse
Time Dissolves
Dite Finis Terrae
Convergence
Il Diluvio

Verso mezzanotte, come quarto gruppo del nostro festival, ecco entrare in scena i The Foreshadowing. Molti si avvicinano sotto palco in trepidante attesa, e già dalle prime note il sestetto ci proietta in una dimensione parallela. Tutti i componenti del gruppo sono decisamente scenici e si muovono bene sul palco, quasi a voler comunicare anche con la gestualità il loro messaggio. Tuttavia, mentre ascoltiamo le melodie di tastiera, i ruggiti estremamente potenti, ma puliti delle chitarre, il cantato cupo e la coinvolgente sezione ritmica, tecnicamente perfetta, con la batteria che sostiene e trascina senza sosta e il profondo suono del basso sempre in primo piano, viene spontaneo chiudere gli occhi e abbandonarsi alle immagini che la poesia in musica dei The Foreshadowing richiama: la forza distruttiva e la bellezza della natura, tempeste di vento e pioggia, disperazione e rinascita. In un'ora circa riescono a farci ascoltare brani da tutti e tre gli album, ma sembrano quasi un percorso, un racconto unico. La band è coesa, c’è sintonia, e se è vero che ogni LP dei The Foreshadowing mostra una crescita ed un’evoluzione rispetto al precedente, però è ugualmente vero che i brani tratti dal primo disco, come "The Wandering" e "Death is Our Freedom" sono attualissimi e non mostrano affatto i loro sette anni di vita. Come penultima song del concerto riceviamo in regalo una perla, "Two Horizons", un’anticipazione del nuovo disco che, visti i presupposti, ci auguriamo esca a breve. L’unica nota dolente in questo live in cui vorremmo segnalare anche il buon lavoro del fonico? La durata. Noi li avremmo ascoltati ancora per ore!

Setlist:
Soliloquium
Lost Humanity
The Forsaken Son
The Wandering Death Is Our Freedom
Second World
Fallen Reign
Two Horizons
Havoc

L'atmosfera rarefatta dell'esibizione dei The Foreshadowing si è bella che diradata quando tocca agli headliner salire sul palco. A dimostrazione che Malta non è solo casinò e villaggi turistici per pensionati inglesi, i Beheaded, senza farsi pregare, dimostrano subito di aver compreso cosa sia il death metal e come deve essere suonato: brutale, tecnico, ma non troppo, violento e cadenzato. I ragazzi picchiano tosto, optando per diversi brani dell'ultimo lavoro 'Never To Dawn', senza risparmiarsi. Belle "Elapsed in the Vortex of Extinction" e "Lament Of A Sordid God". Frank Calleja è un vocalist possente, che tiene benissimo palco e pubblico, arricchendo il potente groove creato dalla band col suo growl assassino, proveniente dritto dalla vecchia scuola, quella rozza e spietata, come il sound dei Beheaded. La performance è intensa, senza sbavature, diretta e generosa, con tanto di bis concesso ad un pubblico di appassionati del genere che non ha mai mollato la presa sotto al palco. Ottima conclusione per una intensa serata capitolina che ha visto ancora una volta protagonista il festival di Hardsounds, la festa della redazione, che rispecchia lo spirito che da sempre la contraddistingue: la passione oltre ogni cosa. Al prossimo anno!!

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