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ANATHEMA

Precisi come orologi svizzeri, approdano per la terza volta consecutiva a Roma, dove, assieme ai Porcupine Tree, con cui hanno condiviso il palco due anni fa al teatro Tendastrisce, sono ormai ospiti fissi; e il pubblico romano, accorso in massa, dimostra ogni volta di più di gradire la visita. Senza clamori e come preannunciato dalla scaletta alle 21.15 in punto i fratelli Cavanagh sono già sul palco a mietere vittime colpendole dritte al cuore, stavolta non con armi, ma con autentiche carezze per anima, cuore e sopratutto orecchie. L’apertura è riservata ad "Untochable Part. I" e "Part. II" dall’ultima opera, 'Weather System'; il raccoglimento è la reazione automatica di chi ha deciso di presenziare a questa dimostrazione di talento. "Dreaming Light" scandisce altri rintocchi di delicatezza per i tre sensi (dato che per il tatto non c’è nulla da fare). Paragonando questa performance con quella dei Paradise Lost saltano subito agli occhi e alle orecchie due differenze sostanziali: il sound degli Anatema è praticamente perfetto, non c’è una sbavatura, uno strumento sovra o sottoesposto rispetto agli altri, perfino il volume sembra essere stato studiato a tavolino; e piccolo particolare di importanza fondamentale: il singer canta come su disco, senza steccare mai o andare fuori registro; sfidiamo chiunque nell’asserire che questo è stato il concerto quasi perfetto, (il quasi sta per il fatto che ogni fan della band avrebbe sicuramente voluto ascoltare qualche altro brano invece di quelli portati in scaletta, ma come diceva un vecchio adagio: chi si contenta gode). I reiterati e spassionati applausi dei fan hanno portato Vince a ricambiare con complimenti di rito per l’accoglienza che ricevono ogni volta che vengono a suonare in Italia, "Its always a pleasure to play in Italy, for the passion and dedication people put to music"..., per il cibo, il vino e la citta di Ventimiglia. Tocca ai classici di 'Judgement', "Deep" porta una carica di energia in aggiunta alla melodia pura che fino a quel momento l’aveva fatta da padrona; e qui necessita aprire una parentesi: con "Emotional Winter" e "A Simple Mistake" sembra di tornare di 30 anni indietro, tracce che possono essere tranquillamente ascritte al repertorio dei Pink Floyd (avvalorando la tesi che li definisce come i loro eredi più accreditati) per le parti psichedeliche da cui sono adornate. "A Simple Mistake", altro estratto da 'We’re Here Because...' si fa largo con la delicatezza tipica di una donna fino a trasformarsi in un wrestler capace di far muovere perfino i culi più statici. Il disco più saccheggiato stasera è stato per ovvi motivi di promozione 'Weather System', ma ciò che più ci ha colpito è stata la resa dal vivo di brani che su disco non hanno carpito particolarmente la nostra attenzione. Singolare è stato l’atteggiamento da antistar che la band ha assunto sul palco, arrivando addirittura a fotografare il pubblico che ricambiava con cori d’apprezzamento; il frontman era talmente emozionato che ha precisato di aver suonato di fronte al doppio delle persone presenti stasera ma di non aver mai ricevuto così tanti e convinti applausi. Tre estratti consecutivi da 'Natural Disaster' tra i quali "Flying" ha fatto cantare ed emozionare tutti gli astanti, mandandoli in visibilio. Nei bis, per un totale di quasi due ore di concerto, dopo un altro estratto da 'Weather System', hanno ripescato "Empty" da 'Alternative 4', album dedito a suoni più gothic doom e scandito da tanto di riffoni messi da parte dal cambio di direzione intrapreso dalla band con la svolta melodico-psichedelica, specificando che questi è il pezzo più cantato dai fans ad ogni loro concerto. "Fragile Dreams" ha chiuso il sogno. Curiosità: poichè il locale che li ha ospitati si chiama 'Orion' hanno pensato bene di fare un doppio omaggio: ai Metallica e al club eseguendo la traccia omonima. "Non avrei potuto spendere meglio questi 30 euro" è stato il commento finale di alcuni ragazzi che erano affianco a noi, e questo la dice lunga su ogni altro commento spendibile per questo vero e proprio viaggio attraverso i migliori distillati di malinconia. P.S: Vincent Cavanagh, a fine concerto, ha salutato personalmente tutti i fan che lo hanno voluto fare, nell’angolo del merchandising, quante altre rockstar ricordate che fanno ciò? Setlist: 01. Untouchable, Part 1 02. Untouchable, Part 2 03. Thin Air 04. Dreaming Light 05. Everything 06. Deep 07. Emotional Winter 08. Wings of God 09. A Simple Mistake 10. Lightning Song 11. The Storm Before the Calm 12. The Beginning and the End 13. Universal 14. Closer 15. A Natural Disaster 16. Flying (dedicato a Felix Baumgartner) Encore 17. Internal Landscapes 18. Empty 19. Orion (Metallica cover) 20. Fragile Dreams

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