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IAN PAICE

Ian Paice, drummer dei Deep Purple, non ha certo bisogno di presentazioni; e l’amore che lo storico batterista ha sempre dimostrato nei confronti dell’Italia non è una novità viste le numerose clinic e date estemporanee effettuate nel Bel Paese durante gli ultimi anni (cosa che lo rende molto simile al buon Nicko McBrain). La nuova capatina di Ian in Italia, che precede di un mese circa il tour europeo della band madre e che comprenderà ben cinque date in Italia di cui quattro al Sud, prevede un set totalmente incentrato sulla musica, senza lezioni di batteria e cose del genere. Accompagnato dalla Matt Filippini band (ovvero Matt Filippini alla chitarra, Roberto Tiranti alla voce, Alessandro Del Vecchio alle tastiere/synth ed un simpatico ma personalmente sconosciuto bassista), la serata si prospetta subito di alto livello, grazie a suoni più che discreti ed una scelta di brani davvero azzeccata. La quasi totalità del set sarà infatti incentrato sui Deep Purple con l’eccezione giusto di un paio di pezzi (tra cui uno dei Bad Company), trascurando per fortuna i soliti classici da nausea, “Smoke On The Water” e “Highway Star”. La band se la cava più che bene: Tiranti si conferma ottimo singer (peccato per l’esecuzione tutt’altro che perfetta di “Child In Time”), così come Alessandro Del Vecchio si destreggia egregiamente dietro i tasti d’avorio. Superflui i commenti su Paice, preciso e potente come al solito, mentre ad affossare un’alchimia praticamente perfetta è proprio l’axeman Filippini, autore di una prova a tratti imbarazzante. Il nostro si è infatti rivelato piuttosto impreciso sia in fase ritmica che soprattutto solista, con gli apici della scelleratezza toccati negli assoli di “Burn” e “Speed King”. Forse si trattava di emozione, o di una serata storta, ma l’impressione che Filippini ha destato non è stata delle migliori, anzi. “Into The Fire”, “Mistreated”, “Might Just Take Your”, “Hush”, “Maybe I’m A Leo” e “Black Night” sono solo alcuni dei brani che hanno entusiasmato il non numerosissimo pubblico del New Age, facendo passare a tutti un’ora e mezza di rock più che soddisfacente; lo aspettiamo di nuovo, come sempre.

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