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KRAFTWERK

A memoria d’uomo il primo concerto in 3D di cui abbiamo mai sentito parlare, quello che si è tenuto all’Auditorium di Roma ad opera dei padri putativi nonché ingegneri degli stessi strumenti da cui è nata tutta la musica elettronica: signori alla veneranda età di oltre 65 anni, i Kraftwerk. L'evento era già sold out più di due mesi prima del concerto, e anche sui social network continuava la caccia spasmodica a chi avesse comprato i biglietti e per un motivo e per un altro non poteva più presenziare. Infatti, mentre ci apprestavamo ad antrare nel tempio della musica (Auditorium) siamo stati più volte fermati da famelici acquirenti che ci chiedevano se ne vendevamo qualcuno. L'apertura delle danze è toccata a "Pocket Calculator" che a sorpresa, anziché il solito ritornello, abbiamo ascoltato: "Io sono l’operatore del mini calcolatore, schiaccio un bottone e lui mi fa una canzone", in onore della nostra lingua, seguita da un altro immortale classico: "The Robots" in versione riveduta, corretta ed allungata. "Man Machine" è letteralmente da sturbo, tra pelle d’oca e il sentirsi male dall’emozione; "Space Lab" non è assolutamente da meno ed è il primo brano in cui il 3D da veramente la sensazione di farci sentire immersi nelle galassie con i satelliti che ci venivano incontro, neanche fossimo sotto allucinogeni. Mai visto un palco così pulito, nemmeno un filo in giro, tutto in wireless, con le quattro postazioni (come quattro leggii da maestri d’orchestra) a campeggiare al centro del palco. In "Tour De France" la techno e l’ambient la fanno da padrone e sono particolarissime le parti in cui sembra di sentire quel suono tipico (che tutti i 40enni conoscono bene) in cui la puntina del giradischi strappa saltando i solchi del disco anziché leggerli in maniera dovuta. I due bis sono tratti dal cd di 'Tour De France', ed a chiudere il concerto/evento una traccia in stile techno di Detroit. Un viaggio a 360 gradi, dagli albori dell’elettronica fai da te, alla techno/ambient più curata; il sound è stato attualizzato pompando i bassi in modo tale da non farli assomigliare ai beat a malapena udibili dei dischi originali. Come si usa dire: flawless. Un esperienza unica che tutti gli amanti dell’elettronica dovrebbero provare almeno una volta nella vita per capire e conoscere le origini di questo genere di musica, fintanto che ai tedesconi rimane la voglia di farlo. Concerto totalizzante, spaziale ed immortale.

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