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LEPROUS

In una fredda serata di novembre, ed alla faccia dello spareggio mondiale della Nazionale di calcio (che è stata comunque trasmessa al Circolo Magnolia), un nutrito numero di appassionati di musica si è riunito per poter seguire alcune tra le band più in voga del progressive metal europeo, pronte a spiccare il volo verso grandi vette, come quelle già raggiunte dagli headliner della serata, i norvegesi Leprous, autori dell’ennesimo centro discografico con ‘Malina’, che denota una band che ha voglia di farsi conoscere al grande pubblico, anche su scala commerciale, senza disdegnare le caratteristiche proprie di una band non più allucinata come agli esordi, ma sicuramente virtuosa e possente, che ha nella voce di Einar Solberg il protagonista assoluto.

La serata di lunedì 13 novembre ha il suo inizio con la venuta sul palco dei norvegesi Astrosaur, che riscaldano a dovere il pubblico che si presenta già piuttosto assiepato, con le loro girovagate strumentali che toccano diversi generi, dal progressive al post-metal, passando anche per il doom, non calando mai di attenzione e mettendo in mostra delle ottime qualità musicali. Tutti i loro disegni strumentali si sono presentati ben ordinati e dritti al punto, e sono stati accolti con piacere dal pubblico, strappando anche qualche gradita ovazione.

Una chiacchierata con amici musicisti presenti come meri supporters, e con Simen Børven, bassista dei Leprous che ci ha lasciato piacevoli particolari sulla loro vita come musicisti, ci limita a seguire gli australiani Alithia con un minutaggio risicato. In quel poco che si è potuto vedere, spiccano cose comunque interessanti, come la performance della voce degli Iamthemorning Marjana Semkina, che ha prestato la sua leggiadra voce in questo progetto che di leggiadro ha ben poco, protendendosi su un metal molto aggressivo, a tratti anche disorientante, dove la voce della Semkina si alterna a quella più estrema di John Rousvanis, e che si inseriscono in percorsi musicali difficili da gestire mentalmente, essendo una combo di sette elementi che, ad un orecchio innocente, non sembrano essere perfettamente inquadrati.

Di tutt’altra pasta gli islandesi Agent Fresco, progressive metal band che si rivela tra le più interessanti del lotto, e che sono al lavoro per pubblicare l’anno prossimo il seguito di ‘Destrier’. Sul palco del Magnolia, Arnor Dan Arnason e soci si sono dimostrati estremamente determinati e ficcanti, esibendo un progressive all’apparenza piuttosto semplice, ma carico di emozionalità e di spinta vigorosa, nella quale la voce di Arnason avanza di gran carriera e la fa da padrone. Tutti i componenti comunque si ergono come ottimi protagonisti di uno scenario sempre in via di evoluzione, e che manifesta il suo tripudio nei pezzi finali, dove si rivelano assolutamente trascinanti, con Arnason che si immola fin giù dal palco, a mischiarsi con i suoi fans che durante tutta la loro esibizione sono andati in delirio, segno di un grande seguito qui in Italia per questi ragazzi di Reykjavik.

Il gran finale di serata è dedicato ai norvegesi Leprous, una band sempre in continua e costante crescita, una band che non è seconda a nessuno in termini di estro musicale e di capacità di dettare i tempi delle manovre. ‘Malina’ è stato molto apprezzato da critica e pubblico, ma i fans più sfegatati abbisognano sempre e comunque di qualcosa che li faccia impazzire, che li faccia muovere, saltare e sudare, rendendo questa serata indimenticabile. E i Leprous non se lo fanno ripetere più volte, mostrando al pubblico italiano uno show esplosivo, dove ogni brano sia di ‘Malina’, che degli album precedenti come l’immenso ‘The Congregation’ e ‘Coal’, suscita nel pubblico gli stati d’animo più disparati, e tendenti sempre al positivo. Già l’inizio ad opera delle sferzate sognanti di violoncello di Raphael Weinroth-Browne (che ha dato un sostanzioso contributo in ‘Malina’) fa capire che, come impatto emozionale, non si ha proprio voglia di scherzare; e lui ci ammalia fin da subito, facendoci incanalare nel vibrante universo dei Leprous. Già con “Bonneville” e con “Stuck” siamo di fronte ad una performance che rimarrà impressa per molto tempo negli occhi e nei cuori dei fans. Einar Solberg dimostra ancora una volta di avere una voce assurda, assolutamente in sintonia con ciò che si ascolta su disco; le sue pazzie vocali sembrano essere difficilmente raggiungibili da qualunque essere umano dotato di raziocinio. Ma è la qualità encomiabile dei propri compagni a far da complemento essenziale alla sua figura, in modo particolare la batteria tellurica e devastante di Baard Kolstad, che in molti tratti raggiunge ritmi e velocità che nemmeno le più potenti e blasonate auto da corsa riescono quantomeno a stargli sulla scia. Aiutati da una resa sonora assolutamente ottima, per tutta la serata comprendendo anche le band precedenti, i norvegesi assediano completamente il pubblico con le loro sventagliate sonore, accompagnate dal ritmo degli appassionati che non hanno rinunciato a saltare e scatenarsi sulle note di pezzi come “Illuminate”,  “The Price” e “Rewind”, e chiudendo in bellezza urlando a squarciagola il chorus di “From The Flame”. I Leprous hanno messo in mostra uno show magnifico, che ha strappato applausi in quantità industriale, e dimostrando di essere ben diretti verso il gotha del metal di avanguardia contemporanea, fatto di impatto, cervello, intuizione ed una sana dose di spregiudicatezza.

Setlist LEPROUS:

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