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OPETH

Considerando che 'Sorceress' ha esordito al primo posto in Germania, quale destinazione migliore se non Monaco di Baviera per seguire gli Opeth oltre le Alpi? Il Theaterfabrik è andato sold out già una settimana prima del concerto, anche per la non grandissima capienza del locale. Nonostante l'inverno sia già arrivato da queste parti - 12 novembre - la meravigliosa metropolitana cittadina ci consente di raggiungere abbastanza agevolmente la location. A parte casi isolati come quello di Londra, dove di spalla ci sono gli illustri Anathema, per la maggior parte delle date ci sono i norvegesi Sahg ad aprire la serata. Una gran bella occasione per il quartetto doom, contaminato di hard rock, di portare in tour il nuovo 'Memento Mori', un disco che nella sua semplicità riassume l'espressione sonora della band di colui che è rimasto al timone. Olav Iversen in Germania ci sta bene, perchè i suoi acuti da quelle parti funzionano eccome; quelli di "Pyromancer" dal loro secondo full, che fanno subito breccia tra il pubblico, così come i chitarroni di "Sanctimony", questi si davvero d'effetto dal vivo e migliori dei tanti 'wah wah' ripetuti quanto stucchevoli in alcuni brani. Molto meglio "Black Unicorn" nonostante la 'simpatica' somiglianza con "Astronomy Domine" dei Pink Floyd, mentre la conclusiva "Blood Of Oceans" questa si che lascia il segno col suo lungo finale sognante. Una quanto meno piacevole apertura, nell'attesa della band del momento da queste parti.

In perfetto orario gli svedesi salgono sul palco per quello che sarà un lungo set. Si parte proprio con la title track, ed era prevedibile; quel giro di basso e tastiera, come su disco, sono perfetti per fomentare il pubblico, nell'attesa che il riffone di Akerfeldt coinvolga tutti con la sua energia. Mikael parte morbido con la voce, dovrà cantare pulito in molti brani e lo vuole fare al meglio. Prima però una parentesi growl con "Ghost Of Perdition" e "Demon Of The Fall", che risulterà essere il brano più vecchio proposto. L'acustica è molto buona, risultando davvero ottima nei brani più melodici, dove la voce e tutti gli strumenti brillano letteralmente. La nuova "The Wild Flowers" apre una lunga parentesi dove il growl sparisce. Sembra strano dover sottolineare questa cosa, ma ormai è la voce di Akerfeldt a determinare il destino della band, delimitandone i confini sonori. Arrivano "Face Of Melinda", "In My Time Of Need", "Cusp Of Eternity" e "The Drapery Falls", che è comunque una delle più melodiche di 'Blackwater Park'.

Tutto davvero bello, tutto perfetto. Mikael si scioglie e comincia a farci ridere. Come di consueto intrattiene il pubblico anticipando che a metà show ci sarebbe stato uno spogliarello del timido Martin Mendes, o raccontandoci di quando vide 120 giornate di Sodoma in vhs con la sua ragazza, rimanendone poi delusi dal contenuto, a detta sua, ingannevole rispetto a titolo e copertina. Don't watching Pasolini! ammonisce, prima di concludere la prima parte con "Heir Apparent" da uno dei dischi che lui ha più a cuore, quel 'Watershed' che ancora oggi sembra mostrare un lato oscuro quasi impenetrabile per molti. Richiamati a gran voce da un pubblico visibilmente soddisfatto, risalgono sul palco chiudendo, come di consueto, col capolavoro "The Grand Conjuration" e i deliranti tredici minuti di "Deliverance". Applausi, sorrisi, felicità negli occhi e tanta fame anche. Ennesima conferma di cosa sono gli Opeth dal vivo, una simbiosi perfetta tra palco e pubblico, musica e intrattenimento puro. Lasciamo il Theaterfabrik visibilmente soddisfatti, alla ricerca sfrenata di birra e cibo pesante!

 


Setlist:
Sorceress
Ghost Of Perdition
Demon Of The Fall
The Wilde Flowers
Face Of Melinda
In My Time Of Need
Cusp Of Eternity
The Drapery Falls
Heir Apparent

encore:
The Grand Conjuration
Deliverance

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