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ROMA CAPUT DOOM

Con l’andamento discensionale del numero di contagi Covid iniziano a far capolino i festival nella capitale. Dopo il Death Over Rome è il turno del Roma Caput Doom, kermesse articolata su due giorni perlopiù ospitante formazioni dell’area romana con l’eccezione dei marchigiani Neker.

Puntualissimi alle 20.30, gli IO aprono le danze. Nonostante l’orario proibitivo in cui a Roma di solito si scola la pasta, c’è già un buon numero di persone a vedere il trio romano, fresco di pubblicazione dell’ottimo album 'Fire'. La band propone una mezzora di buon doom - sludge classico, lento e cadenzato, reso lancinante dallo screaming del singer Fabio.

Subito dopo è il turno dei SUUM, quadriumvirato che fa dei riff chrushing death metal degni dei migliori Entombed e dei ritmi rallentati a la Cathedral di ‘Forest Of Equilibrium’ il loro cavallo di battaglia, sui quali irrompe un cantato imponente ed evocativo che lo rende un valore aggiunto. Band che avevamo già visto durante il release party del disco d’esordio che ha ulteriormente confermato le ottime impressioni: da tenere d’occhio.

A seguire gli OTUS, praticamente i Neurosis con un vocalist ancora più incazzato della risultante che vien fuori dalla somma di Scott Kelly/Steve Von Till; sound circolare e devastante, ha creato un vortice imperioso che tutto trascina al suo passaggio; crescendo a la Mono e parti pulite alla Isis. Veramente una sorpresa poiché su disco non si evince l’elettricità ed il trasporto che tracima dal vivo, con molta probabilità hanno presentato brani nuovi che faranno parte di ‘Torch’, lavoro di prossima pubblicazione nel 2022. Notevoli.

Tocca agli ospiti NEKER, con i loro sound a metà tra Rage Against The Machine che vanno a braccetto con i Corrosion Of Conformity, con un vocalist dal look di altri tempi e baffi in stile Vittorio Emanuele II. La band, che ha appena pubblicato il secondo album “Slower”, propone un set energico, molto coinvolgente e trascinante. Quarantacinque minuti di ottimo sludge venato di southern rock, con aperture melodiche molto interessanti.

L’atmosfera è caldissima e il pubblico ormai numeroso aspetta con trepidazione gli headliner della serata, i DOOMRAISER. Il quintetto romano, assente dai palchi della loro città da oltre due anni, appare subito carico a pallettoni e voglioso di dimostrare ancora una volta di essere una delle punte di diamante del doom non solo italico, ma mondiale. La band è in forma e sciorina una scaletta che pesca da tutta la loro discografia fino all’ultimo album “The Dark Side Of Old Europa”, sfortunatamente uscito poco prima dell’esplosione della pandemia. Il sound è come al solito granitico, fatto di riff rocciosi e una sezione ritmica mastodontica su cui Nicola ricama vocalizzi con la consueta varietà ed bravura. Con questa ennesima prestazione maiuscola, ai Doomraiser basta un’ora per dimostrare di essere ancora al top e di essere i migliori portabandiera del doom tricolore.

Si ringrazia Jennifer Venuti per la gentile concessione delle foto. 

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