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SWANS

Presagio di imminente devastazione e contestuale grande sorpresa è stata l’aver ricevuto i tappi all’ingresso dell’Orion (mai successo in oltre trenta anni di concerti). Oggi 6 novembre Anna Von Hausswolff ci propina una lenta discesa negli inferi attraverso un rito preparatorio che da spaccati ambient lentamente è scivolato in un apocalittico maelstrom industrial noise drone che ha esercitato sul pubblico una pressione tale al limite dell’implosione.

Un viaggio al di là dell'apocalisse, coadiuvata in alcune tracce da Christoph Hahn (Swans), come se i Neurosis flirtassero con le frequenze ultrabasse e distorte creando un divenire di onde magmatiche indefinibile a parole, un esperienza disturbante, conturbante ed extracorporea oltre i confini dell'udibile. Una opprimente sorpresa. 

This is the sound of NY, come si suol dire: la terra di provenienza influenza le proprie scelte musicali e stasera è stato veramente manifesto che la cosmopolita New York abbia giocato un ruolo fondamentale nel direzionare la band. Palese è l'influenza di Glenn Branca con i suoi crescendo suonati con 100 chitarre, e cadenzati dalla marzialità degli esordi della band, mentre un lamento paragonabile agli inni degli indiani d'america spezza i ritmi claustrofobici fino a far confluire le due anime in un unico divenire, dove il canto sciamanico, autocelebrativo ed anche un pò ammorbante di un sempre più scarnito e magnetico Michael Gira, scandiva la funzione. Gli Swans hanno trovato terreno fertile a Roma visto che è la quarta volta in quattro anni che vengono a suonare, delle quali due nell'arco degli ultimi sei mesi. Il motivo principale della nostra presenza è il voler capire quale sia la vera anima degli americani: se quella che ci ha prostrati fisicamente, musicalmente e psicologicamente di 'The Seer' o del drone tedioso, spiazzante e fuori da qualsiasi cosa avessero fatto prima di 'To Be Kind' (ci riferiamo alla resa live di questi due dischi).

Gli strumenti consunti fanno sembrare i newyorchesi una band di straccioni mentre il vocalist lotta per buona parte del live contro i demoni interiori che hanno segnato una vita di eccessi. Dopo la prima ora di set, ci si ritrova in uno stato di torpore, una trance indotta dalla violenza e dal volume dei suoni, si notano alcuni personaggi del pubblico ciondolare ad occhi chiusi; quando poi decidono di dar corpo a tutta la violenza che hanno nel loro dna, nessuna band industrial riesce ad avvicinarsi alla devastazione che sanno mettere in atto: e lì si gode veramente.

Due ore e mezzo di concerto per soli sei brani in tutto, potete immaginare che grado di dilatazione hanno apportato agli stessi? Alla fine della fiera la verità sta sempre nel mezzo, gli Swans hanno mediato tra la loro parte industrial e la nuova versione drone che tende a dilatare e modificare a dismisura i brani. Per la cronaca, "The Knot" e "The Man Who Refused To Be Unhappy" sono tracce inedite. Annichilenti e senza compromessi.

Si ringrazia Eugenio Stefanizzi per la gentile concessione delle foto.

Setlist: 
The Knot
Screen Shot
Cloud of Forgetting
Cloud of Unknowing
The Man Who Refused to Be Unhappy
The Glowing Man

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