You are here: /

VODUN

Ogni tanto vale bene una trasferta in posti solo apparentemente scomodi, vuoi per la lontananza dai grandi centri, vuoi per le nebbie fitte che si incontrano per strada. Ma perdersi una combo musicale che nelle premesse si preannuncia micidiale è proprio da criminali. E allora l’appassionato di musica che si rispetti ha l’obbligo di farsi una capatina in quel del Circolo Monolite di Gattinara (VC), domenica 30 ottobre, dove si apprestano a suonare due band che stanno velocemente, e meritatamente, creando seguito grazie al loro modo di concepire oggi la musica rock.

La prima parte della serata è dedicata ai biellesi Electric Ballroom, che in questa serata giocano praticamente da padroni di casa. Chi scrive ha già intravisto le loro elevate doti nella serata di quslche tempo prima al Legend Club di Milano di spalla a Shtevil. Ed anche nella serata di Gattinara si sono fatti ampiamente valere, con una performance blues rock accattivante, potente e suggestiva. Ogni data che passa, loro sembrano maturare sempre di più; il loro modo di stare sul palco ed il loro modo di maneggiare i propri strumenti stanno diventando più consolidati e più autorevoli. I brani del loro omonimo Ep, più altri brani tra cui qualche cover, dal vivo assumono un carattere di forza estremamente prorompente e convincente; acquistano forza e spessore compositivo in corpose quantità. La voce blues di Giulia Osservati ci tocca molto da vicino e sa catalizzare l’attenzione al massimo; la batteria di Marco De Grandi viene suonata unendo forza da body-builder e groove da artista vero; e Filippo Sperotto alla chitarra sa donare al più che discreto pubblico presente una serie di linee e di disegni che sanno prendere dai maestri e dai pionieri del blues d’altri tempi. La parentesi strumentale chitarra e batteria testimonia ancora di più le loro doti, dove spaziano dal blues rock che è la loro base principale, fino a sonorità più estreme che toccano anche corde stoner-doom di forte impatto. Mescolando bene questi succulenti ingredienti, il risultato finale è, ancora una volta e chissà per quante altre in futuro, uno show all’ennesima potenza, che permetterà di acquistare ogni volta fette considerevoli di audience. Nonostante le comprensibili ed oggettive difficoltà nel tradurre sul supporto fisico le loro idee musicali, i ragazzi devono continuare così, con passione e senza pressioni, perché continuando su questa strada il futuro è dalla loro parte.

La seconda parte della serata ha invece come protagonisti tutto ciò che concerne la tribalità, lo sciamanesimo, il rituale, ma la soprattutto il fuoco potente che sgorga da dentro ed esplode all’esterno come un vulcano in continua eruzione. Gli inglesi Vodùn si stanno rivelando, a passi spediti e ben distesi, come una delle rivelazioni musicali di quest’anno, con l’album di debutto ‘Possession’ che sta avendo un seguito sempre crescente. Il fatto che il loro CD sia stato letteralmente spazzolato nella data di due sere prima a questa, di supporto ai Destrage al Magnolia di Segrate, lo dimostra ampiamente. Il terzetto sale sull’ampio palco del Monolite tutti bardati e pitturati come una vera tribù che si rispetti. Ed iniziano a sbattere giù tonnellate di suoni che neanche i test nucleari su Mururoa avrebbero osato tanto. Sul palco si rivelano molto presenti, ma soprattutto musicalmente risultano devastanti. Tutti e tre si trainano a vicenda, creando costruzioni sonore che attirano all’immediato istante. Oya, donna giunonica che capeggia con la sua voce la tribù dei Vodun, infiamma la platea sprigionando forza e vigore difficilmente superabili. Nonostante la sua voce sembri a tratti deficitaria, a causa degli assidui impegni live dell’ultimo periodo (tra cui il prestigioso Desertfest di Anversa), la sua esuberanza fa passare tutto in secondo piano, e il suo alternarsi tra voce, movimenti danzanti al limite della possessione, ed uso delle percussioni la forgia come frontwoman di sicuro affidamento. Al contempo è da memorizzare agli annali la performance alla batteria della suprema Ogoun: una donna che sferra colpi assolutamente devastanti, come pochissime se ne sono viste in giro attualmente. Maltratta la batteria come dieci affamati leoni divorano la carcassa di un bisonte, producendo un suono che sicuramente sarà stato percepito a chilometri di distanza. Ed in più produce suoni impetuosi con una metrica ed un ritmo assoluti, alternando ritmi lenti tipici da cerimoniale, a stampate più progressive e più veloci da farci saltare e scapocciare a più non posso. Una dimostrazione toccata con mano è stato il charleston praticamente distrutto dopo soli quattro brani. La chitarra multicolor di The Marassa fa il resto, essendo sia rock sia metal con veemenza trascinante.

Il culmine della serata lo si raggiunge quando, ad un certo punto, Oya e Marassa scendono dal palco imbracciando una serie di  strumenti a percussione e donandoli ad alcuni del pubblico (sottoscritto compreso), facendoli partecipare in maniera entusiastica al proseguirsi del loro rito e dei loro ritmi tribali. La partecipazione in questo senso è totale, e la gioia nelle nostre espressioni è tangibile. Anche noi, quella sera, abbiamo fatto parte dei Vodun; anche noi siamo stati parte della loro esibizione che, come anche descritto da Oya, non è rito vicino a culti del diavolo o di chicchessia, ma al contrario è un’esibizione che descrive passione, anima, corpo, amore nei confronti della natura e della felice convivenza con il mondo; in pratica, un’ode nei confronti degli aspetti positivi della nostra esistenza. E la sera del Monolite è stata innanzitutto un’esperienza positiva, un’esperienza gratificante, un toccasana nel mezzo delle tante ostilità che ci circondano, che dimostra solo che dobbiamo guardare il mondo con dosi piene di ottimismo e di fiducia. Perché i Vodun trasmettono questo sentimento: il sentimento della gioia profonda.

MANY DESKTOP PUBLISHING PACKAGES AND WEB PAGE EDITORS NOW USE Reviewed by Admin on Jan 6 . L'Amourita serves up traditional wood-fired Neapolitan-style pizza, brought to your table promptly and without fuss. An ideal neighborhood pizza joint. Rating: 4.5

Commenti

Lascia un commento


2015 Webdesigner Francesco Gnarra - Sito Web