DYNAZTY: Game Of Faces
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11/04/2025Con questo 'Game Of Faces' sono ben nove gli episodi discografici facenti parte della carriera discografica del combo di Stoccolma che, a partire da 'Renatus', innalzò di molto il proprio tasso qualitativo fino a realizzare autentici gioielli come 'Titanic Mass', 'Firesign' e 'The Dark Delight'. Già il precedente (comunque ottimo punto di assestamento) 'Final Advent' si vedeva Nils Molin e compagnia flirtare sempre più con l'elettronica avvicinandosi un po' alle creazioni di Battle Beast, Beast in Black, persino Amaranthe. Caratterizzato da una copertina non certo dal gusto sopraffino, questo 'Game Of Faces' già all'inizio con brani quali "Call of the Night" e la title track sembra davvero riprendere dal punto esatto dove si erano fermati, brani dalla struttura moderna, orecchiabilissimi, ma dove comincia a trasparire una sempre maggiore standardizzazione (anche se l'energia non difetta comunque). Le perplessità ahimè continuano proseguendo la track list, "Devilry Of Ecstasy" dall'andamento marziale rappresenta una ulteriore conferma di quanto sopra indicato nonostante le cristalline vocals di Nils e il quadrato chitarrismo di Love Magnunsson, altri brani come “Fortune Favors The Brave”, il classico power di “Fire To Fight” e la conclusiva "Mystery", questa assai scadente non evidenziano certamente quel cambio di rotta necessario per uscire da questo andazzo fin troppo omogeneo, un paio di tentativi parzialmente andati a segno con la ballad “Dream Of Spring” e “Dark Angel” dove quanto meno si recupera un po' di dinamismo anche a livello di songwriting. In sintesi, nonostante il livello tecnico messo ancora una volta in mostra 'Game Of Faces' rappresenta una significativa battuta di arresto in cui la stasi compositiva e il ricorso sempre più massiccio a schemi precostituiti ci lasciano perplessi riguardo la capacità di questi brani nel saper affrontare il decorso del tempo.
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