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MUSTASCH: Thank You For The Demon

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02/12/2013


Genere: Hard Stoner Rock
Etichetta: Gain
Distro: Sony Music
Anno: 2014

I Mustasch sono ormai un gruppo maturo, navigato, della scena hard nord-europea, eppure siamo qui a chiederci chissà che sia la volta buona per il definitivo salto di qualità. La copertina è di quelle serie, un misto tra grandi album targati U.S.A. ad ultime uscite scandinave, quindi 'Thank You For The Demon' almeno nell'aspetto si presenta in grande stile, e non resta che ascoltarlo. "Feared and Hated" è la traccia d'apertura, e sebbene siamo partiti con i migliori propositi, restiamo subito deluso da questo intro decisamente vintage, di stampo doom di matrice sabbathiana, per poi sfociare in ritmi taglienti, ma ahinoi senza mordente. La title track invece è di tutt'altra pasta, epica, di ottima scrittura ed arrangiamenti, in un solo colpo cancella il passo falso iniziale. La terza e quarta traccia del disco non hanno particolari motivi per essere ricordate, mentre è con "Borderline" che il gruppo finalmente si libera da questi ritmi lenti e cadenzati, quasi come se fosse intrappolato da un dogma preciso cui devono dare tributo, iniziamo a sentire la sfacciataggine, il sudore di un gruppo che è da anni sulla scena ed alterna locali a grandi festival. Ralf Gyllenhammar è un ottimo frontman, di quelli che da l'anima sul palco, ma la voce quando si tratta di accarezzare le note non lo aiuta, semplicemente è fuori luogo a cantare i "love you" di rito e carinerie affini, motivo per cui "All My Life" ne risente. "Lowlife Highlights" farà felice i supporter ai concerti pronti a pogare e dimenarsi a ritmi elettrizzanti, mentre "I Hate To Dance" ci porta un attimo a Bruxelles, dove gruppi come i Supergrass amano farsi triggerare le batterie per dare quel tocco di ballabilità alle loro canzoni, ma è un altro genere, un'altra storia, non di certo quello che ti aspetti da questo disco. "Don't Want To Be Who I Am" è il titolo migliore per la end-track di questo disco rimasto lì a tre passi, forse anche cinque, da qualcosa di buono. Non ci aspettavamo nulla di nuovo, ma una produzione generale di missaggio e di suono "totale" del disco avrebbe dato ben più impatto ad un disco di belle speranze. Sergio Mosca - Voto 70 ------------------------------------------------------------------------------------------ Ottavo full-lenght per la band di Gotemborg che è riuscita ad aggiudicarsi alcuni Grammy svedesi, ma che non ha però saputo imporsi oltre nazione, rimanendo così confinata nel limbo dell'eterna incompiuta visto che sono in giro dal lontano 1998. Ralf Gyllenhammar (dotato di una timbrica che si avvicina molto a quella di James Hetfield) e soci continuano a mantenere il proprio sound piuttosto robusto anche in questa release, concedendosi solo piccoli elementi di novità puntando a preservare le caratteristiche di base della proposta. Se le prime due tracce rientrano nei canoni di un tradizionale heavy metal, con la titlle-track particolarmente apprezzabile per un retrogusto un po' teatrale, già nella terza "From Euphoria To Dystopia" comincia a prendere corpo una fastidiosa e perniciosa similitudine ai Metallica più 'groovy' del controverso trittico 'Black Album/Load/Reload', senza considerare "Borderline", che clona in maniera pressoché perfetta l'arpeggio di 'Enter Sandman', anche se il secco e squadrato riff detta un ritmo più marziale. Esalazioni di gas sulfurei di evidente provenienza doom/stoner vengono profusi dalla criptica "The Mauler", sicuramente non male ma ascoltata chissà quante volte in gruppi che hanno nei Black Sabbath i padri putativi (Cathedral per citarne uno a caso) mentre "I Hate To Dance" che si presenta invece subito danzereccia a dispetto del titolo è una curiosa commistione tra i Fourhorseman sopracitati e i Marylin Manson mentre l'acustica “Don't Want To Be Who I Am”, dai toni suadenti grazie all'apporto di una sezione d'archi pone fine ad un lavoro che ci lascia con la sensazione che sia rimasto ancora non del tutto completato, di certo poco entusiasmante da un punto di vista tecnico: non vi sembrano sprecate due chitarre nella line-up quando non si ravvisa la presenza di alcun guitar-solo? Alessandro Mencarini - Voto 62

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