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SKUNK ANANSIE: The Painful Truth

data

31/05/2025
80


Genere: Alternative Rock
Etichetta: FLG Records
Distro:
Anno: 2025

“Non mi interessa se siamo stati grandi negli anni Novanta. Dal punto di vista creativo è irrilevante, perché nella mia bibbia del rock il primo comandamento recita: “Se ti adagi sugli allori, appassisci e muori artisticamente, musicalmente e mentalmente. E poi finanziariamente”. Arriva un momento nel quale una band con più di trent’anni di carriera si trova a fare i conti col suo passato, col suo futuro, ma soprattutto col suo presente. Stiamo parlando degli Skunk Anansie, che a metà anni ’90 hanno contribuito a definire il sound di una certa corrente rock comprendente la minoranza di coloro che andavano controcorrente rispetto all’allora imperante britpop. E per un curioso caso del destino gli Skunks si ritrovano a rimettersi in pista proprio quando i pesi massimi di quell’ormai storico movimento si sono rimessi in movimento (Blur prima, poi Pulp ed ovviamente Oasis), sancendo con questo nuovo ‘The Painful Truth’ quello che è un vero e proprio reboot di una carriera che sembrava ormai pericolosamente in discussione; parliamo di un ultimo album meno che mediocre (‘Anarchytechture’ di ormai nove anni fa), una carriera solista della leader Skin che non è andata come previsto, ben due membri della band colpiti da malattie gravi e l’ormai plurinominato COVID. Dopo tutto questo pout-pourri di eventi, e constatato che il lavoro a distanza non pareva funzionare, gli ex ragazzi prodigio del rock britannico si sono chiusi in una fattoria del Devon, assistiti da un mago cesellatore di suoni come Dave Sitek dei TV On The Radio. Ne è uscito un nuovo (nonché settimo) lavoro in studio che fondamentalmente è considerabile come un reboot di carriera; alle chitarre dritte e serrate, con l’aiuto di Sitek, si è preferito spesso e volentieri un vestito multicolor fatto di post-punk, indie pop di alta fattura e l’onnipresente alt rock di matrice britannica. Il tutto, chiaramente, apparecchiato per far risplendere l’alieno talento vocale di Skin, che qui però appare molto spesso persino misurata, andando ad allinearsi a liriche che si fanno parecchio dense e personali; lo mette subito in chiaro il lead single “An Artist Is An Artist”, posto in apertura a mò di dichiarazione d’intenti (‘un’ artista è un’artista / e non smettera di essere un’artista solo perché è vecchia, sai?”), che con le sue chitarre angolari e la ritmica millimetrica di un batterista incredibilmente sottovalutato come Mark Richardson è forse l’unico episodio a richiamare alla mente i tempi ormai andati di gemme come ‘Paranoid & Sunburnt’ e il capolavoro ‘Stoosh’. Da lì in poi, Sitek sale in cattedra e cuce intorno alla voce di Skin una collezione estiva di alta sartoria, a partire dal sublime electropop in salsa M83 di “This Is Not Your Life”, per poi passare all’afflato soul di “Shame”, degna erede di ariosi classici come “Brazen (Weep)”. “Lost And Found” è minimale e molto mccartneyana, “Cheers” un indie rock dritto per dritto dal refrain che si incolla alle orecchie, “Shoulda Been You” si apre pescando dai Police per poi esplodere in una bordata rock tipica della band. E se il quarto singolo “Animal” è una mazzata perfetta per scatenare la vocalità incredibile della mai doma Skin, episodi come “Fell In Love With A Girl” e la conclusiva “Meltdown” accarezzano dopo tanti schiaffi. Menzione particolare per “My Greatest Moment”, gemma melodica di un album che ci restituisce una band importante (e spesso, probabilmente, molto sottovalutata) ad un livello impensabile solo fino a qualche anno fa. Bentornati.

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